Idolo e il Valbelluna vogliono ancora stupire

BELLUNO. Il Valbelluna ha voglia di stupire e Gabriele Idolo non smette di farlo, con la nuova maglia dopo 20 anni da bandiera dell'Agordo, giocatore simbolo di una società, l'Aba, che non c'è più. Terzo posto per i bellunesi quasi al giro di boa (manca una partita alla fine dell'andata) e sensazioni positive.
Quale è il bilancio della prima parte di stagione?
«Abbastanza buono. L'obiettivo era un torneo tranquillo e siamo terzi. Dopo un inizio folgorante con cinque vittorie di fila abbiamo avuto un leggero calo, che ci più stare».
Dove potete arrivare?
«C'è un bel vivaio che la società vuole far crescere, è un gruppo molto giovane con Dal Pont, Stradelli e io che siamo i più vecchi. Ci sono solo dodici squadre e se ai play-off vanno le prime otto, penso che al 90 per cento li raggiungeremo, poi si vedrà. L'obiettivo è passare almeno il primo turno».
Qual è il valore del Valbelluna rispetto alle altre?
«Il terzo posto attuale è giusto. Ci sono alcune squadre allo stesso livello, cioè Motta, Mansuè, Valdobbiadene, San Vendemiano. Tra le prime quattro-cinque ci stiamo».
Cosa manca per fare il salto di qualità definitivo?
«Siamo una buona squadra, ma quando vengono a mancare Dal Pont o Stradelli, abbiamo dei problemi con i lunghi. C'è Cima, che però è giovane e si deve fare. Nelle due giornate in cui Dal Pont è stato squalificato, una l'abbiamo vinta a fatica e l'altra l'abbiamo persa. Ci manca un ricambio nel reparto lunghi».
L'inserimento nella nuova squadra come procede?
«Conoscevo già Dal Pont, Stradelli e Sacchet, ma anche con i giovani l'affiatamento è stato subito buono».
L’addio dell’Agordo è stato uno shock?
«Era una delusione quasi in preventivo. Tanti hanno smesso di giocare e non c'era il ricambio generazionale per continuare. Se non fosse stato quest'anno sarebbe stato il prossimo, era questione di tempo, ma è brutto perché dopo aver passato vent'anni in quella società, sotto tre presidenti, un po' di magone in gola mi è venuto. Spero si possa ricominciare magari tra qualche anno».
Qualche rammarico?
«Nessuno, quello che ho potuto dare, l'ho dato. Giocatori, allenatori e presidenti hanno dato il massimo. Il calo poi, in una realtà come Agordo a 30 chilometri dalla città più grande, era inevitabile».
Il ricordo più bello?
«La vittoria della Promozione del 97 a Treviso, che ogni tanto riguardo in dvd, avendo vinto gara 2 all'ultimo secondo con l'esplosione del pubblico numeroso venuto da Agordo con due corriere. Poi la promozione dalla serie D alla C2 nel palazzetto di Sedico. È stato veramente un trionfo».
Il boccone amaro?
«Mi sono trovato a disagio nell’unica stagione che ho fatto a Montebelluna in C2, dove le aspettative erano molte e pensavo di fare un campionato migliore, ma non è andata come mi aspettavo. A gennaio sarei potuto tornare ad Agordo e forse avrei potuto dare una mano all'Aba perché giusto quell'anno è retrocessa dalla D alla Promozione. Una doppia delusione». (sco)
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