Padre Vittorio Cavallaro scampato al tifone Hagupit

FELTRE. Due volte salvo. Grande sospiro di sollievo per padre Vittorio Cavallaro: il missionario già sopravvissuto al tifone Haiyan che nel novembre 2013 ha devastato le Filippine, ha superato indenne anche il tifone Hagupit che si è abbattuto sulle isole nell'oceano Pacifico del sud-est asiatico nei giorni scorsi. Oltre un milione gli sfollati, gravi danni alle case e all'agricoltura.
Anche padre Cavallaro è rimasto senza elettricità, ma riesce a comunicare tramite cellulare. A fare da tramite è l'amico Giuseppe Nilandi, che con il settantaquattrenne religioso canossiano ha un rapporto personale. Nilandi inoltre tiene i contatti con chi vuole inviare soldi al frate che, dopo aver guidato per dieci anni le attività al patronato di Feltre, si è trasferito come missionario a Jipapad, una regione dell'isola di Samar, tornando solo ogni tanto nella sua vecchia città per salutare i sostenitori delle sue iniziative. L'ultima volta a metà ottobre.
«Fortunatamente, prima dell'allarme tifone è andato ad accompagnare un ammalato a Tacloban ed è rimasto bloccato», racconta Nilandi dopo aver parlato con padre Vittorio ed essersi assicurato che sta bene. «A Borongan, sua solita residenza, il tifone è stato più violento». Hagupit, conosciuto nelle Filippine come Ruby, ha colpito l'isola di Samar con raffiche di vento da 210 chilometri orari, provocando oltre 1 milione di sfollati, blackout elettrici, sradicamenti di alberi e gravi danni alle case e all'agricoltura, fondamentale per la sussistenza della popolazione.
«Padre Vittorio mi ha confermato di aver trascorso 16 ore di terrore: acqua che entrava da tutte le parti e la casa che continuava a tremare come se ci fosse un continuo terremoto», riferisce l'amico feltrino. «Ho parlato con lui domenica mattina alle 09.30 (16.30 ora locale) e c'erano ancora raffiche di vento e pioggia, ma per fortuna il peggio era passato e mi ha confermato che ero il primo contatto che aveva avuto. Attualmente manca la corrente, non funziona nessun mezzo di comunicazione: niente internet, televisione, radio, ma solamente il cellulare», aggiunge Giuseppe Nilandi, al quale il missionario ha affidato una riflessione sulle festività: «Con la speranza che con un santo Natale da parte nostra si realizzi anche un felice anno nuovo senza terrore, senza paure, senza persecuzione».
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