Donati 115 volumi di Giovanna Zangrandi alla Biblioteca civica: «Patrimonio di tutti»
Documenti e manoscritti sono stati regalati da Irene De Bernardin. Il direttore Grazioli: «Materiali filologicamente interessanti, che permetteranno a studiosi e studenti di analizzare come evolvono i libri prima di essere prodotti»

La Biblioteca civica di Belluno accoglie una collezione di 115 documenti scritti e appartenuti a Giovanna Zangrandi. Arricchendo così il suo fondo sulla scrittrice e partigiana bolognese d’origine ma cadorina d’adozione.
Merito di una corposa donazione da parte di Irene De Bernardin, che con la sua famiglia (la madre Giovanna De Villa – mancata un anno fa – e la sorella Giuliana), nella casa di Borca, aveva accudito Alma Bevilacqua (questo il nome di nascita dell’autrice) negli ultimi anni di vita, in seguito alla diagnosi di morbo di Parkinson.
Un patrimonio ora consultabile a palazzo Crepadona. «Giovanna Zangrandi», ha raccontato, grato per il gesto di generosità, Giovanni Grazioli, direttore della Biblioteca Civica, «è una grande scrittrice del Novecento italiano. Nata nel 1910 a Galliera (Bologna), muore nel 1988 a Pieve di Cadore. In Cadore ha vissuto per 50 anni, dedicandosi a tanti lavori, ma principalmente alla scrittura, pubblicando 10 libri (più la guida “Gente di Cadore”) e oltre 400 tra racconti e articoli. Suoi argomenti principali, la montagna e la vita delle donne. Una fine intellettuale che associa cultura umanistica e scientifica, essendo laureata in Chimica e specializzata in Farmacia e Geologia. Lascia Bologna nel 1937 per stabilirsi a Cortina d’Ampezzo, dove insegna scienze naturali all’istituto Antonelli e vive per 18 anni. Decidendo poi, a causa del clima post-bellico ostile nei confronti in Ampezzo, si spostarsi a Borca di Cadore. Aveva infatti partecipato, in quanto antifascista e antinazista, alla Resistenza italiana, nella Brigata Calvi, prima da staffetta e poi da partigiana combattente».
Venendo alla donazione, «è un fondo da 115 documenti», illustra con passione Grazioli. «Molti sono libri della biblioteca personale della scrittrice e della sua famiglia d’origine. E poi una lunga serie di bozze dattiloscritte di opere che verranno successivamente editate, con moltissime note manoscritte. Materiali filologicamente interessanti, che permetteranno a studiosi e studenti di analizzare come evolvono i libri prima di essere prodotti». Tra le carte donate, non mancano le curiosità. Una Bibbia contenente una nota manoscritta nella quale Zangrandi esprimeva la sua volontà di essere seppellita a Borca di Cadore, “e assolutamente non a Cortina”.
O ancora il “Corriere dello scolaro”, un romanzo illustrato per ragazzi a puntate. «Il valore di questa donazione è molto elevato», conclude Grazioli, «perché va ad integrare l’archivio Zangrandi di Pieve di Cadore. I documenti sono già tutti catalogati, visualizzabili e richiedibili in consultazione attraverso Opac». Ma com’è arrivato tutto questo patrimonio in casa della famiglia donante? «Giovanna aveva bisogno di aiuto», ricorda Irene De Bernardin. «Per un periodo sono andata io ad accudirla, finché ho potuto. Così l’abbiamo portata da mia mamma a Costalta, per qualche mese. Quindi il ritorno a Borca, nella nostra casa, dove ha trascorso gli ultimi cinque anni di vita».
«Una donazione ha due caratteristiche fondamentali», dice Raffaele Addamiano, «lo spirito di liberalità del donante e un arricchimento culturale per il donatario. Dunque, un bene per la comunità. E un modo corretto per custodire la memoria di una figura così poliedrica e ricambiarne l’amore per la nostra montagna e la nostra comunità».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi