Caterina Lanz, il monumento è centenario

A Livinallongo si prepara la festa per ricordare la posa della statua di bronzo della giovane che fece fuggire i francesi
Di Lorenzo Soratroi

LIVINALLONGO. Il monumento a Caterina Lanz a Pieve di Livinallongo compie 100 anni.

Era il 23 giugno del 1912 infatti, quando a Pieve si radunarono oltre 3000 persone per l’inaugurazione della splendida statua in bronzo screziato che ricorda la determinazione dell’eroina ladina.

Sabato gli schützen ricorderanno l’avvenimento con una cerimonia alla quale parteciperanno delegazioni dalle valli ladine e dal Tirolo.

Ma chi era Caterina Lanz ? Mëda Trinele, come poi fu chiamata a Fodom, nacque al Plan di Marebbe, in Val Badia, il 21 settembre 1771, da una modesta famiglia di contadini. Com’era usanza all’epoca, ancora giovane venne mandata a lavorare presso un facoltoso contadino di Spinges.

Nel 1896, i francesi, al comando di Napoleone, avanzano nella vallata dell’Adige, con alle spalle la fama di saccheggiatori e profanatori. Mentre le truppe degli invasori procedevano spediti verso Bressanone e Vipiteno, un drappello si staccò e salì verso lo sperduto villaggio tentando di superare il muro di cinta che delimita la chiesa con il chiaro intento di profanarla. Caterina Lanz, allora venticinquenne, gli si parò davanti con la forca e li mise in fuga. Dopo questo fatto, la sua vita scorrerà sempre tranquilla come perpetua a Colle S. Lucia e ad Andraz, dove morì, all’età di 83 anni, l’8 luglio del 1854. Fu sepolta nel cimitero di Pieve con tutti gli onori militari, dove ancora oggi riposa. Nel 1882 nel suo paese natale fu eretto un monumento in ricordo della «giovane Katharina Lanz».

Nel 1901 anche la compagnia degli schützen di Livinallongo volle dedicargli un monumento «per tramandare ai posteri il ricordo dell’atto eroico di questa ragazza tirolese».

Il direttivo della compagnia, capitanata da Eugenio Finazzer, fondò un comitato promotore, con il benestare dell’Arciduca Francesco ferdinando, che aveva l’incarico di affidare la creazione di un’opera d’arte ad un artista tirolese.

La scelta cadde sull’associazione «Andreas Hofer Verein» di Vienna, la quale organizzò un concorso tra gli scultori tirolesi che vivevano nella capitale austriaca: Edmund Klotz, Emanuel Pendl, Franz Erler e Josef Parschalk. Il 10 gennaio 1904, i giurati Karl Costenoble, Albin Egger – Lienz e Hans Angeli si espressero a favore del progetto realizzato da Edmund Klotz. Ma membri della famiglia imperiale invece preferirono l’opera di Parschalk, che nel frattempo si era ritirato e alla quale alla fine il direttivo affidò l’incarico. Il monumento doveva rappresentare lo spirito di quel tempo, anche con connotazione politica, come un “Dolomitenwacht”, un baluardo fermo e solido contro gli stati sui confoni dell’Impero.

Il monumento“deve” si disse, «fornire la prova che gli Standschützen e tutta la popolazuione di Livinallongo possiedono una buona mentalità austriaca e sono sempre disponibili verso l’Austria, sacrificando anche tutti i loro averi ed il loro sangue per Dio, l’Imperatore e la Patria».

Per far fronte alle spese, che ammontavano a 12 mila corone, fu pubblicato un appello di donazione sul “Pustertaler Bote” e su altri giornali. La maggior parte delle spese fu sostenuta dal principe ereditario Francesco Ferdinando. Il resto dal comune di Buchenstein, come si chiamava allora Livinallongo. Le donazioni arrivarono da tutte le parti dell’Austria – Ungheria: da poligoni di tiro e compagni di schützne, dal “Deutsche und Österreichischer Alpenverein” e da numerosi donatori. Tra questi, uno dei più generosi, fu il principe Johann di Lichtenstein. La cerimonia di inaugurazione fu per la popolazione di Fodom e Col una festa molto speciale. Mai prima di allora tanta gente aveva partecipato ad un simile evento. La sera del 22 giugno una catena di fuochi illuminò le montagne di Fodom. Nell’area del poligono si leggevano le iniziali K.L. ( Katharina Lanz ) illuminate elettricamente. La festa del gionro successivo fu annunciata da colpi di mortaio mentre nella piazza a Pieve la Banda di Cortina teneva un concerto. Alla cerimonia del 23 giugno parteciparono diverse compagnie di schützen, compresa quella di Anpezo/Hayden, Fassa, Santa Maria di Gardena e S. Lorenzo si Sebato. Il discorso fu tenuto dal prof. Antonio de Sisti. Il programma della festa prevedeva inoltre diversi giochi ed il tiro al bersaglio. Dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il 29 giugno del 1915, la statua fu trasportata dagli schützen a Corvara per evitare che fosse distrutta. Terminato il conflitto e con l’avvento del fascismo, questo monumento considerato “poco italiano” fu trasferito nel museo di Rovereto. Nel 1931 il podestà di Livinallongo chiese di fondere la statua per farne un nuovo monumento ai soldati italiani caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Ma a questa decisione si oppose la Sovrintendenza alle Belle Arti. Negli anni sessanta, dopo varie insistenze l’allora sindaco Felice Degasper riuscì a far tornare la statua a Pieve dove, il 17 ottobre 1964, fu ricollocata esattamente dove era stata posta nel 1912.

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