Zampini sabato a Belluno. «La Juventus è un’ossessione italiana»

Calcio. L’influencer bianconero sarà a Belluno  (alla Fabbrica delle Birra) a presentare il suo libro con Freud in copertina. «Tutti si sentono autorizzati a parlarne male»
Fabrizio Ruffini
Massimo Zampini nella precedente visita allo Juventus Club Belluno
Massimo Zampini nella precedente visita allo Juventus Club Belluno

Dal “gol de Turone” al caso plusvalenze e dalle accuse di “furto” alla sciarpa anti-Juve di La Russa, la Juventus vista come uno sfogatoio preferito dai tifosi italiani che non la amano.

Un bisogno quasi viscerale che per un bianconero di spicco come Massimo Zampini, avvocato romano, scrittore e opinionista televisivo, tra i fondatori di Juventibus.com, nasconderebbe addirittura una qualche forma maniacale.

Zampini sarà ospite dello Juventus fan club di Belluno “Pavel Nedved” per un evento di presentazione del suo libro, “Juventus: un’ossessione italiana“, che si terrà alla Fabbrica delle birra a Belluno sabato dalle ore 17 e ci presenta così la sua ultima opera.

In copertina spicca un Freud con la maglia della Juventus, vuol dire che questa ossessione per i bianconeri è una vera patologia?

«A suo modo sì e la tesi del libro è un po’ questa», risponde l’autore con un sorriso, «per me non c’è una tifoseria migliore delle altre, tutte hanno le loro rivalità e non c’è nulla di paranoico in questo, però quando si parla di Juve si va un po’ più in là e nel libro cerco di raccontarlo partendo dal caso plusvalenze dell’anno scorso, quando si è venuto a sapere che il pm di Torino faceva esternazioni di “odio” verso la Juventus o che i membri del collegio di garanzia del Coni, ultimo grado di giudizio, avevano profili social pieni di post anti Juve. Se poi allarghiamo il campo a personaggi come Ignazio La Russa, che ripete di continuo che la Juve ruba e si fa fotografare con una sciarpa con scritto “Juve m…”, o addirittura una persona equilibrata come Mario Draghi, che si espone con uscite anti juventine, capiamo come ognuno si senta legittimato a parlar male di continuo della Juve più che di altre squadre».

Chi non segue con la sua passione il mondo del calcio potrebbe dire che è solo un modo per sfogare le frustrazioni della vita. ..

«Sicuramente, ma più che ai semplici tifosi, io contesto questo atteggiamento proprio alle istituzioni. Nel libro ne parlo con Giuseppe Cruciani, laziale da sempre ma scambiato per Juventino “perché non odia la Juve”, ma soprattutto pongo la domanda ai giornalisti stranieri, perché nei loro Paesi queste cose sono inconcepibili e nonostante l’antipatia e i sospetti che aleggiano su ogni grande squadra d’Europa, sono i primi a rimanere basiti da certe esternazioni pubbliche».

Parla spesso di cecità dei media rispetto ai torti subiti dalla Juventus, ma a chi gioverebbe questo comportamento?

«Io dico che spesso i media mettono in risalto un fatto giudiziario o sportivo solo perché riguarda la Juve, mentre per altre squadre implicate in situazioni analoghe fanno passare tutto sotto traccia. Questo è spiegato dai numeri: accanirsi sulle vicende bianconere fa vendere di più».

Se la situazione è questa in Italia, pensa che i tifosi della Juve dovrebbero essere i primi a volere una Superlega?

«Io sono da sempre uno dei più grandi tifosi della Superlega. Il problema è che come sempre non si è aperto un dibattito su come realizzarla e l’hanno presentata solo come il calcio dei ricchi contro quello dei poveri. Così non poteva funzionare».

Mi tolga una curiosità, da romano, quando andava a scuola quanti erano gli juventini?

«Dipende dalle zone di Roma. Nella mia scuola ce la giocavamo con i laziali – ride – Roma è abitata da gente che viene da ogni parte d’Italia, io ho preso la mia fede calcistica da mio padre, originario di Trento».

Allora conoscerà bene anche Belluno…

«Certo! Sono già stato ospite dello Juventus Club di Belluno l’anno scorso e ci torno sempre molto volentieri».

Chiudiamo con il calcio giocato, cosa serve a questa Juve per riprendersi dal crollo visto negli ultimi mesi?

«Di sicuro una squadra come la Juve non può permettersi mesi interi senza vittorie. Però non dimentichiamoci i nove scudetti consecutivi, un’impresa storica e forse irripetibile, che anche molti juventini non hanno compreso a pieno, dimostrando addirittura un po’ di noia. Penso però che i risultati più recenti possano dare morale e la spinta giusta per rimettersi in carreggiata, per il futuro si vedrà».

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