Spes Boys credono nell’impresa Sotto con Campiglia e Carrarese

BELLUNO. Gli Spes Boys credono nell'impresa. Dopo aver perso la finale interprovinciale under 14, ora vogliono continuare il percorso regionale. Per farlo, dovranno superare il doppio ostacolo di...

BELLUNO. Gli Spes Boys credono nell'impresa. Dopo aver perso la finale interprovinciale under 14, ora vogliono continuare il percorso regionale. Per farlo, dovranno superare il doppio ostacolo di domenica, quando affronteranno Campiglia e Carrarese.

«Ci apprestiamo ad affrontare l'appuntamento regionale. Sarà una sfida impegnativa - assicura l'allenatore dell'under 14 Zoris Furmenti - contro due avversarie particolarmente temibili. Campiglia non la conosciamo ma si è classificata prima in provincia di Vicenza che notoriamente ha un campionato competitivo. La Pgs Carrarese l'abbiamo incontrata in coppa Veneto under 14 a dicembre ed è una squadra da non sottovalutare. Allora abbiamo vinto, ma dovremo giocare la nostra migliore pallavolo per sperare di passare il turno».

Nel frattempo, la sconfitta di domenica nella finale interprovinciale con il Treviso non ha tolto prestigio ad un'annata estremamente positiva...

«Sono soddisfatto del lavoro fatto quest'anno. Abbiamo aggiunto nuovi elementi a questo gruppo - spiega il tecnico - che già lavora assieme da anni e la crescita è buona. Il nostro è stato un campionato in crescita sotto il profilo della qualità, un po' deficitario sotto quello della continuità, sia in attacco che in battuta. La finale è stata una prova difficile sul piano emotivo condizionando pesantemente il primo set. Abbiamo offerto una buona prova di carattere nel secondo con apprezzabile continuità sia in fase gioco sia al servizio. Il terzo set è stato buono per tre quarti, poi un calo di tensione ha permesso il recupero dell'avversario. Il quarto è stato condizionato dalla delusione della rimonta avversaria e dalla stanchezza. Non abbiamo espresso il massimo delle nostre possibilità, ma in una finale la tensione emotiva gioca sempre la sua parte e i ragazzi ancora mal sopportano questo tipo di tensione».

Nicola Pasuch

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