Rech, il massaggiatore dei campioni

Il feltrino della Cannonadale salta il Giro, va in California con Sagan

FELTRE. Nel giorno dell’inizio del Giro d’Italia, Thomas Rech fa rotta sul Giro della California. Parte oggi per gli States il massaggiatore feltrino che sta vivendo la sua seconda stagione alla Cannondale, una delle due squadre italiane World Tour che vanta, nel suo organico, il fuoriclasse slovacco Peter Sagan, oltre agli italiani Ivan Basso e Moreno Moser.

Classe 1985, Rech ha fatto tutta la trafila nelle categorie e corso poi per qualche anno tra i dilettanti. Appena sceso dalla bici è rimasto nel mondo delle due ruote, prima occupandosi dei muscoli dei ragazzi della Zalf e poi, da inizio 2013, alla Cannondale. Lavoro intenso ma appassionante, quello di massaggiatore. «In effetti è così», spiega Thomas. «Sveglia all’alba e a letto tardi perché non ci sono solo i massaggi da fare. Oltre al massaggio, che dura circa due ore e mezzo (due, massimo tre corridori, ndr) ci sono i rifornimenti da preparare e spesso anche da distribuire ai ragazzi in corsa».

Come è organizzato il vostro lavoro?

«Alla Cannondale siamo in 11 massaggiatori per 28 corridori. Ognuno di noi si occupa di due-tre atleti. In una grande corsa a tappe siamo in cinque, in una corsa minore in tre o quattro».

I grandi campioni visti da vicino?

«Basso è determinato e costante. Lavora con dedizione come nessun altro, i giovani dovrebbero imparare da lui. Sagan, ragazzo esuberante, ha doti fuori dal comune e dice quello che pensa senza farsi problemi».

E poi c’è il veronese Elia Viviani, che nei giorni scorsi al Giro di Turchia ha battuto un certo Cavendish.

«Arrivo proprio dal Giro di Turchia, gara dove Elia è stato grande. Non ha sbagliato nulla nell’avvicinamento al Giro, spero davvero che possa centrare qualche vittoria alla corsa rosa. Così come spero possa fare bene Malacarne: Davide si merita un bel risultato».

Niente giro per Rech?

«Come l’anno scorso, nel periodo del Giro sarò al Giro della California con i gruppo Sagan. Dopo la gara a stelle e strisce lo scorso anno sono andato alla Vuelta, quest’anno non so. Potrebbe esserci anche il Tour, ma il programma non è stato ancora definito».

Vita da zingari la vostra.

«Ho iniziato la stagione con il Santos Tour Down Under, in Australia. Poi la Tirreno Adriatico, l’Amstel e al Giro di Turchia. Ora la California e poi chissà. Di certo, io che sono malato di ciclismo, mi ritengo fortunato ad essere rimasto nel mondo delle due ruote dopo aver smesso di correre. È un lavoro appassionante quello che faccio. E aver corso per diversi anni mi aiuta a capre meglio le esigenze e i problemi dei corridori». (i.t.)

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