Luca Vallata, Natale in Patagonia sul Cerro torre

Il ventiduenne di Soverzene ha scalato una delle montagne più affascinanti del mondo

SOVERZENE. Natale sul Cerro Torre. C'è chi lo passa in famiglia, a scartare i regali e affettare il panettone e chi, come Luca Vallata da Soverzene ha preferito fare un salto in Patagonia per scalare una delle montagne più affascinanti, a giudizio di appassionati e specialisti di arrampicata. Il Cerro Torre è un insidiosissimo blocco di granito, entrato anche nella storia del cinema, nel film drammatico di Werner Herzog "Grido di Pietra".

Ventidue anni, originario dell'Agordino, ma residente nel paese in cui quasi tutti si chiamano o Savi o Burigo, Vallata ha festeggiato così la veloce laurea in matematica con questa indimenticabile scalata. Indimenticabile davvero, anche perché non sei tu a decidere quando cominciarla, ma è la montagna in persona a permettertela, a seconda del meteo e delle condizioni ambientali. Da quelle parti, in fondo a Cile e Argentina, il tempo cambia continuamente e non è difficile trovare del ghiaccio, anche in piena estate. Partito da solo, una volta sul posto Vallata non ha faticato a trovare degli affidabili compagni di arrampicata.

Si è unito ai canadesi Max Fischer e Cory Hall e su verso la cima, lungo una delle vie più suggestive del Sudamerica, quella aperta dai Ragni di Lecco, nel 1994. Quello stesso giorno il Cerro Torre ha sopportato ben 28 alpinisti, molti dei quali arrivati dall'Europa. Anche altri due italiani di nome Luca e Bruno, per ricordarne alcuni. Si calcola che circa in ottanta abbiano fatto la scalata, da quando la via è stata aperta e attrezzata. Vallata è tornato in Italia a capodanno con uno zaino pieno di un'esperienza da raccontare. Ma non a tutti, perché è conosciuto come un alpinista molto discreto e poco incline a condividere le proprie esperienze con gli altri. Ma questa è diversa e merita di essere rivissuta. (g.s.)

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