L'intervista di Zavoli a Lievore in fuga grande pagina di giornalismo

 
BELLUNO
. Mancano pochi chilometri al traguardo di Vittorio Veneto, c'è ancora uno strappettino da affrontare, ma Lucillo Lievore, in fuga dal mattino, dalla partenza di Belluno, non ne ha più. Il cremasco Pietro Scandelli se ne avvede, stacca Lievore e taglia solo il traguardo.  Sergio Zavoli, in sella alla motocicletta del «Processo alla tappa», si avvicina al vicentino di Breganze, che sta penando in quegli ultimi chilometri e attacca una delle interviste che passerà alla storia del Giro. Lievore urla: «Basta, molo tuto!». E Zavoli lo conforta: «Come va, ha mangiato, ha fame?». «Sono in crisi», risponde il gregario in fuga, «ho mangiato poco, ho fame».  «Perché non mangia allora?», osserva Zavoli. «Non riesco a mandare giù niente, ho un po' di emosione», replica Lievore con l'inconfondibile accento vicentino.  «E' il suo primo Giro, che mestiere faceva prima? Ora pensa di guadagnarsi da vivere col ciclismo?», chiede l'inventore del Processo alla tappa. «Sì», risponde il ciclista, «facevo il muratore, ma ora cerco di finire questo Giro, poi si vedrà».  «Cosa pensa un corridore quando è in fuga?», chiede Sergio Zavoli e Lievore risponde: «Sempre di pedalare». «Ha paura?». «Sì», replica candidamente l'atleta. «Ma di cosa ha paura?» domanda il giornalista. «Di voltarmi indietro: quando ci si volta indietro non si pedala più. Ma quanti minuti ho? Mi prendono? Sento che mi prendono», afferma un sempre più sconfortato Lievore.  Invece Zavoli lo incoraggia e tranquillizza: «Non è possibile, neanche con l'elicottero riuscirebbero a riprendere questi 17 minuti». «Bon», rispose Lievore confortato, «magari crepo, ma un metro dopo l'arivo». Al traguardo Lievore giunse secondo dietro Scandelli, del quale disse: «No ghe vogio mal. Anca lù el gha fato tanta fadiga».  «Per me», disse poi Zavoli, «il vero vincitore fu proprio Lucillo Lievore».  Dall'intervista nacquero molti sketch della comicità italiana. Gino Bramieri divenne «Buleghin di Cavarzere», Raimondo Vianello fu «il toscano Birocci», Ugo Tognazzi interpretò «Gregorio il gregario». (gi.pe.)

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