Volley. Con Alessandro Bristot scudetto bellunese. «Che emozioni incredibili»
Volley A1. Lo schiacciatore ha recuperato dall’infortunio e festeggiato il tricolore col Trentino. «Ero in una squadra di fenomeni, ma tutti mi hanno aiutato. Tornare al Belluno in futuro? Io li tifoe di certo non posso chiudere loro le porte»

Vacanze con lo scudetto cucito al petto. Il modo più gratificante di mandare in archivio una stagione personale dal doppio volto: senza dubbio positiva nella prima parte e da dimenticare nella seconda metà, complice un guaio alla spalla che lo ha tolto dai giochi diversi mesi.
In ogni caso, l’epilogo con la conquista del tricolore nella serie di finale contro Civitanova ha consentito ad Alessandro Bristot di festeggiare, entrando nel novero di giocatori campioni d’Italia.
L’Itas Trentino è tornata sul gradino più alto del podio della pallavolo italiana, nel primo anno in cui lo schiacciatore bellunese classe 2005 è stato inserito nel mondo dei grandi. La certezza è che Bristot anche nel 2025-2026 rimarrà in quella che è la sua casa sportiva dal 2019, poi in futuro si vedrà.
Più di qualcuno sogna di vederlo indossare un giorno la maglia del Belluno Volley, auspicando nel frattempo la compagine del presidente Da Rold riesca almeno a raggiungere la serie A2. Magari già domenica…
Alessandro, sei campione d’Italia dunque.
«Anche solo dirlo provoca un’emozione incredibile. Le aspettative nei nostri confronti erano alte, essendo una delle compagini più forti del panorama nazionale. Ma rimaneva comunque un sogno, per fortuna avveratosi».
Ci eravamo sentiti a fine dicembre, dopo che coach Soli - il quale ora è approdato a Verona - ti aveva dato fiducia soprattutto nel corso del Mondiale per Club e della Coppa Cev. Poi cos’è accaduto?
«Purtroppo è stato un anno complicato, in quanto a gennaio sono incappato in un problema alla spalla con annessa indisponibilità sino a un paio di settimane fa. Se non altro, ero riuscito a giocare un po’ in precedenza, specie nelle due competizioni citate. Anzi, al mondiale sono anche sceso in campo da titolare in una circostanza. Dispiace il non aver potuto dare continuità, tuttavia ritengo in primis di essere cresciuto parecchio come persona, grazie al vivere accanto a giocatori adulti dopo l’ormai consolidata abitudine di condividere lo spogliatoio con coetanei. Ero in una squadra di fenomeni e, tolto l’indubbio effetto iniziale, ti rendi conto che dietro il campione c’è una persona normale e simpatica come tutti. A livello pallavolistico, sono convinto di poterci stare a certi livelli».
Avete già chiacchierato con la dirigenza in vista del prossimo anno?
«Partendo dalla premessa che la scorsa estate avevo firmato un triennale, sono già d’accordo di fare un altro anno assieme e poi valutare la soluzione migliore in vista della stagione successiva. Ora la mia priorità è allenarmi tutti i giorni senza più alcun impedimento, provando inoltre a incrementare le presenze ufficiali. Ho totale fiducia nel club, perché non mi hanno mai imposto niente e soprattutto mai hanno chiuso le porte a nuove esperienze».
A Belluno, dove tra l’altro tuo papà Paolo è responsabile del settore giovanile, sognano un giorno di vederti come protagonista locale. Meglio ancora se in A2 o in Superlega, l’ambizione neppure troppo nascosta del presidente Da Rold…
«Intanto domenica sera guarderò di sicuro la partita contro Sorrento e sarebbe davvero bello riuscissero a raggiungere l’obiettivo della promozione in serie A2. Dopo di che non si può mai dire cosa accadrà in futuro, al di là appunto della certezza che il prossimo anno rimarrò a Trento. Di certo il Belluno è una società in crescita, organizzata e a cui non posso chiudere certo le porte».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi