Lino De Toni a 40 anni non finisce di stupire

E’ protagonista a Pergine in A2. «Perchè gioco ancora? Semplicemente perchè mi diverto»
Capitan Lino De Toni riceve la coppa
Capitan Lino De Toni riceve la coppa

di Michele Bolognini

PERGINE

In ottobre farà 40 anni, ma la classe è quella di sempre. Lino De Toni, alleghese purosangue emigrato a Pergine, è il più vecchio giocatore in attività in A2. Anno di nascita 1972: classe di ferro. Con Giorgio De Bettin, capitano del Cortina fresco vincitore della Coppa Italia, è l’ultimo sopravvissuto di una generazione di fenomeni. Quella di Lucio Topatigh, Rolly Ramoser, Markus Brunner. Erano gli anni delle sfide che infiammavano palazzi del ghiaccio e intere città: da Bolzano a Milano, da Varese ad Alleghe.

Ora per Lino De Toni gli orizzonti sono cambiati, ma la passione, la voglia di pattinare e inseguire un puck, non è tramontata. Quest’estate, dopo il mancato rinnovo a Cortina, sembrava aver deciso di appendere i pattini al chiodo, poi è arrivata la chiamata del Pergine.

«Sono stato ad un passo dal Pontebba – racconta – ma poi non se n’è fatto nulla. Quando mi hanno contattato dal Trentino, però, non sono riuscito a dire di no, anche perché potevo giocare assieme al mio amico Fabrizio Fontanive».

Le giornate di Lino sono belle piene: la mattina dietro il bancone del bar di famiglia, quattro pomeriggi su sette si sciroppa un’ora e mezza di macchina per allenamenti e partite.

«Perché lo faccio? Semplicemente perché giocare a hockey mi piace troppo: quando sono in pista, sono felice. E poi (ride) perché mia moglie me lo lascia ancora fare».

Nel campionato cadetto sostiene di aver trovato «ragazzi molto preparati soprattutto dal punto di vista fisico, un livello decisamente buono».

Sarà: resta il fatto che lui, con i suoi 39 anni e il suo fisico non propriamente mastodontico, ragazzini e stranieri se li mette ancora in tasca. 12 gol e 22 assist in 25 partite con il Pergine, che negli ultimi due match ha battuto in overtime Appiano ed Egna. E indovinate chi ha segnato le reti decisive? Già, proprio Lino De Toni, per quasi 20 anni bandiera dell’Alleghe, che motiva così il suo addio alla maglia biancorossa di due stagioni fa.

«L’allenatore non mi dava spazio, e non ero d’accordo con le scelte della società: non era più il mio Alleghe».

Assieme a Brunner e Ramoser è stato uno dei pochissimi italiani a giocare in una delle leghe della CHL, il meglio dell’hockey giovanile a livello planetario («solo 3 mesi, ma una grande esperienza di sport e di vita»), l’unico rimpianto è quello di non aver vinto tutto quello che il suo talento avrebbe meritato. La storica Alpenliga del 1992 con l’Alleghe, poi uno scudetto con il Bolzano negli anni mercato-giungla nei play-off.

«Ma le cose sono andate così – conclude con un pizzico di fatalismo – e non serve piangersi addosso».

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