«Gibo», passerella su Fedaia e Pordoi

I passi scalati mille volte in allenamento consacrano finalmente Simoni
Gilberto Simoni arriva a braccia levate sullo Zoncolan nel 2007
Gilberto Simoni arriva a braccia levate sullo Zoncolan nel 2007
 
BELLUNO.
Il "Gibo d'Italia". Gilberto Simoni conquista in carrozza la corsa rosa del 2001, giunta alla sua 84ª edizione. Sono le strade bellunesi a laureare campione lo scalatore trentino, che sui tornanti del Fedaia e del Pordoi tante volte si era cimentato in allenamento. Già da qualche anno Simoni sembra sul punto di conquistare un successo prestigioso.  Ma, fino al 2001, ha colto solo due terzi posti al Giro.  E' però proprio il tappone dolomitico del 1º giugno di quell'anno a regalare a Simoni la prima maglia rosa della sua carriera, dopo una gara trascorsa tutta all'attacco del leader della classifica generale, Dario Frigo, che l'indossa ormai da nove giorni.  Il tappone quella volta parte da Montebelluna, alla volta del passo Pordoi, dov'è posto l'arrivo della tredicesima tappa. Il popolo del ciclismo si raduna sui tornanti dolomitici per assistere al tentativo di Simoni di scalzare Frigo dalla vetta della classifica. "Gibo" attacca già sulla Marmolada e manda in crisi Pantani e Garzelli. La maglia rosa reagisce e transita al Gran premio della montagna assieme al trentino; in avanscoperta c'è un gruppetto con Contreras e Perez Cuapio. Quando la strada torna a farsi ripida e inizia il passo Pordoi, Gilberto Simoni sferra l'attacco decisivo; questa volta Dario Frigo deve desistere dal porsi all'inseguimento dello scalatore di Palù di Giovo e sale con il suo passo nel tentativo per lo meno di limitare i danni ed avere un'occasione di riscatto magari in qualcuna delle successive tappe. Con Simoni rimane Unai Osa, che poi però cede mano a mano che la strada si inerpica sempre di più. Il trentino si riporta rapidamente su Perez Cuapio e i due vanno al traguardo dandosi i cambi con regolarità. La vittoria di tappa è del messicano, la maglia rosa cambia padrone e viene indossata da Simoni, che in classifica ha ora 48" su Frigo e 1'27" su Belli.  Due giorni dopo Frigo si riscatta nella crono da Sirmione a Salò di 55,5 chilometri, rubando 29" a Simoni, che tiene però la maglia. Sono anni tribolati per la presenza di tanto, troppo doping alla corsa rosa; e i Nas, la notte tra il 6 e 7 giugno, compiono a Sanremo un blitz, che rivela un arsenale di sostanze dopanti. Un vero e proprio choc per il mondo delle due ruote. Ne vengono rinvenute anche nella camera di Dario Frigo, che viene allontanato dalla sua squadra, la Fassa Bortolo.  Simoni a quel punto rimane sostanzialmente senza avversari, ma non per questo si accontenta di gestire il Giro. Anzi, nella penultima tappa, da Busto Arsizio ad Arona, "Gibo" attacca sul Mottarone, si fa 50 chilometri di fuga solitaria e arriva al traguardo con 2'25" su Savoldelli. La corsa rosa è sua e l'indomani a Milano il trentino può festeggiare, avendo rifilato 7'31" al secondo, lo spagnolo Abraham Olano e 8'37" al terzo, l'altro iberico, Unai Osa.

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