Federico Trevisan, scommessa vincente dell’Union Feltre

FELTRE
Nell’Union Feltre sorprendente di questo girone d’andata, c’è chi ha sorpreso più di tutti. Perché era una scommessa giovane, perché aveva alle spalle appena un paio di spezzoni di partite negli ultimi due anni e perché nel ruolo di difensore centrale si pensa sempre ad avere un giocatore di esperienza.
Eppure l’Union Feltre nel diciottenne Federico Trevisan ha creduto da subito. Per dargli spazio, è stato lasciato libero un ragazzo d’esperienza come Riccardo Busatto, che non a caso ora gioca in C ad Arzachena. Rischio calcolato nei minimi dettaglio dal direttore sportivo Tormen e da mister Andreolla. Accanto a questo 2000 ecco Federico Tobanelli, e dietro è pronto Andrea Giacomazzi, giusto come cautela nel caso sorgessero inghippi e problematiche varie.
Trevisan ci ha messo pochissimo ad ambientarsi nel confronto con i grandi. Prestazioni autoritarie, da veterano, anche quando di fronte c’erano signori attaccanti. Ha portato un grande contributo alla causa feltrina, visto che quella verdegranata è la miglior difesa del campionato.
Difficile dimenticarsi di questi mesi in cui sono cambiate tante prospettive personali e di gruppo. Eppure nel parlare insieme al ragazzo, sempre molto serio in campo e fuori, si avverte solo una sana umiltà. «Siamo secondi, ma bisogna restare con i piedi per terra e continuare a lavorare, anche a livello personale. Ho fin troppe cose nelle quali posso e devo migliorare. E si sa, alla fine impegno e sacrifici pagano sempre».
Eppure, dopo due anni passati a giocare solo con la Juniores, molti avrebbero forse detto basta prendendo altre strade calcistiche. Hai sempre creduto nell’arrivo della tua chance?
«Sì, lo ammetto. Un giorno avrei avuto la possibilità di mettermi in mostra e dimostrare il mio valore. Ma dovevo essere pronto quando sarebbe stata ora di quel momento. Così è avvenuto, pur sapendo delle generali difficoltà di un allenatore nell'inserire un fuoriquota nel ruolo di centrale. E se adesso riesco a dare un contributo è perché nel tempo mi sono sempre allenato bene, apprendendo molto pure le scorse stagioni».
Difficile la gestione scuola - calcio?
«No, ce la si fa tranquillamente. Però in generale noto che alcuni professori non comprendono noi ragazzi che pratichiamo sport ad un certo livello. Viene visto tutto come una distrazione, nonostante si parli spesso di quanto importante sia integrare i due ambiti».
Torniamo alla squadra. Belli questi allenamenti da secondi in classifica?
«Non è cambiato niente dai. Anche perché la nostra testa è fissata solo sulla salvezza da raggiungere il più in fretta possibile. Lasciamo passare una decina di partite poi facciamo i conti del caso».
Domenica andate ad Arzignano. Scontro che più diretto non si può.
«Fino adesso ce la siamo giocata con tutti e c’è consapevolezza di essere una squadra forte. Andremo da loro per vincere: aumenterebbe il nostro entusiasmo e, al momento, permetterebbe di allungare su una diretta concorrente».
C’è il rischio di incappare nell’eccessivo entusiasmo?
«Non credo. In quattro partite siamo passati dalla metà bassa di classifica al podio, ma basta poco per compiere il percorso inverso. Ecco, va evitata la presunzione, quello sì».
E il primo gol tra i grandi quando arriverà?
«Qualcuno l’ho sfiorato, però conta fin là. Io devo dare una mano a non prenderli». Ed in effetti per salvarsi in fretta è indispensabile. E poi, magari, inizieranno i sogni ad occhi aperti. —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi