Domenico Dall’O’, il vecchio leone vuole ancora stupire

Motori. Il pilota alpagoto si racconta e pensa già al 2016. «Cesa il miglior talento bellunese, Denny Zardo il più forte»
Domenico Dall'O' alla Pedavena Croce d'Aune
Domenico Dall'O' alla Pedavena Croce d'Aune

BELLUNO. Temperamento vulcanico, a volte un po’ polemico, ma generoso come sa esserlo la gente della sua terra: l’Alpago; sorretto da una passione grande così, praticamente incrollabile; pilota consistente e sempre molto veloce. È questo, in breve, l’identikit di Domenico Dall’O’, pilota di lungo corso reduce da una brillante stagione nelle cronoscalate. Al debutto su un prototipo del gruppo E2B, il sessantaduenne conduttore alpagoto ha archiviato una serie di risultati eccellenti: primo con record alla Verzegnis - Sella Chianzutan e all’Alpe del Nevegal, secondo nelle altre tre gare disputate: Pieve Santo Stefano - Passo dello Spino, Pedavena – Croce d’Aune e Cividale – Castelmonte.

Domenico Dall'O' con il figlio Manuel e il meccanico Fabio Burigo
Domenico Dall'O' con il figlio Manuel e il meccanico Fabio Burigo

«Non ho seguito nessun campionato - racconta - perché volevo capire la nuova vettura ed imparare a conoscerla in vista della stagione 2016. La mia massima aspirazione era fare esperienza su una vettura nata per essere spinta da un motore 1600, ma che ho volutamente allestito con un 1300, così da avere meno pressioni e poterla studiare meglio. È un discorso importante, quello del motore, legato ai pesi e alle potenze delle vetture. Il 1600 arriva a 250 cavalli per 450 chili; il mio 1300 aveva 175 cavalli per un peso complessivo dell’auto di 475 chili, una cinquantina più del minimo previsto per la classe. In definitiva il bilancio è più che positivo».

Con la tua Radical Prosport hai avuto subito un ottimo feeling?

«I risultati sono andati oltre le attese. Già dalla gara d’esordio ho fatto bene e mi sono trovato a mio agio, forse perché questa vettura mi ricorda molto i kart con i quali ho iniziato tanti anni fa, nel 1977. Le reazioni alle correzioni di guida sono proporzionalmente le stesse che avevo con i kart, l’auto è sincera, facile da gestire in frenata, sensibile. Davvero fantastica».

Nella prossima stagione i tuoi avversari avranno di che essere preoccupati?

«Mi sento pronto per dire la mia nella classe 1600. Vorrei puntare al Trofeo italiano velocità montagna zona nord, ma deciderò durante la stagione, anche in base all’andamento della stessa. Di sicuro rifarò le cinque gare di quest’anno e in aprile sosterrò un test nella Salita del Costo, che torna dopo qualche anno di oblio».

Cosa rappresenta per un pilota della tua esperienza poter correre con una vettura come la Radical?

«Sicuramente la realizzazione di un sogno. Fin dal 1982, quando ho smesso di correre in kart, considero come evoluzione logica poter gareggiare in salita con un prototipo».

Come giudichi lo stato di salute delle cronoscalate bellunesi?

«Nevegal e Pedavena sono appuntamenti importanti, ormai consolidati. Gli organizzatori, grazie all’impegno che ci mettono, hanno fatto il pienone di iscritti ed è molto positivo per Belluno. La risposta dei piloti è importante e valorizza, giustamente, gli sforzi degli organizzatori che purtroppo non godono della medesima considerazione da parte di chi stabilisce calendari e validità e magari premia gare del sud che non sono collaudate”.

Che consigli daresti ad un giovane che si affaccia nel mondo dell’automobilismo?

«È difficile consigliare i giovani. I costi nel nostro sport sono a volte proibitivi e non è che ci siano grandi possibilità di trovare supporti per correre. A chi è animato da vera passione mi sento di suggerire di tener duro, che ci sono auto buone con cui divertirsi e che è importante farlo in gara, indossando casco e tuta, con regole codificate, piuttosto che sulle strade di tutti i giorni. Ai giovani parlo sempre volentieri per far capire quanta passione mi ha sempre animato».

A proposito di giovani, tuo figlio Manuel ha smesso definitivamente?

«Con molti sacrifici è riuscito a recuperare una Clio RS pronta-gara con la quale tornerà, dopo una lunga pausa, al Rally Dolomiti di Agordo. Poi vedremo se potrà pensare a qualcosa di più ambizioso, sempre nel campo dei rally».

Sempre a proposito di giovani, chi sono i preferiti di Domenico Dall’O’?

«Reputo Massimo Cesa il più grande talento in provincia. È una certezza, un pilota di rara bravura che mi auguro possa gareggiare con più continuità. Fra le promesse cito Lino Lena e Lorenzo Coppe che ho visto al Prealpi Master Show. Nelle salite ricordo Luca Anselmi, Andrea Fontana e Erik Mambretti».

Chi consideri il pilota più forte nelle salite?

«Ho nel cuore Denny Zardo e non solo perché siamo amici. Non me ne vogliano Christian Merli e Simone Faggioli ma, con l’auto a posto, Zardo è il più forte in assoluto. Fra i miei avversari mi piace ricordare Fabio Danti che ho avuto l’onore di incontrare tanti anni fa, quando correvamo con le R5. Ho anche avuto l’onore e la fortuna di batterlo, sette decimi fra me e lui con il terzo a sette secondi in una classe con trenta concorrenti. Poi lui passò alle vetture più grandi vincendo tutto quello che c’era da vincere a livello europeo ed italiano. C’ero anche io a Caprino, nel 2000, quando è rimasto vittima del terribile incidente che gli è costato la vita».

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