Del Favero, dalle vacanze a Danta e Valle alla Champions con la maglia della Juventus

BELLUNO
Dalle estati in Cadore alla porta della Juve. Dalle partite con gli amici alla convocazione in Champions. Mattia Del Favero si ricorderà sempre del mese di marzo 2018. Panchina all’Olimpico contro la Lazio, poi successiva convocazione nell’ottavo di finale di Champions League contro il Tottenham. Leggasi alla voce emozioni che si ricorderanno per tutta la vita, specie quando hai 20 anni e indossi la maglia della Juventus. Momenti che nulla potrà cancellare dalla mente di Mattia, tra l’altro coincisi con due vittorie fondamentali della scorsa stagione bianconera. A Roma segnò Dybala all’ultimo minuto, indirizzando lo scudetto verso Torino, a Londra timbrarono la Joya e Higuain, spedendo la Juve ai quarti di finale con il Real Madrid. E Mattia c’era a vivere quelle sensazioni forti, fortissime. Lo si vede nella foto di squadra scattata negli spogliatoi a Wembley assieme ai campioni.
Lui nel frattempo ha imparato e ora difende i pali della Juve under 23, che da quest’anno partecipa al campionato di serie C. Forse, però, vi starete chiedendo come mai parliamo di Del Favero. In effetti, non tutti sanno delle origini cadorine del ragazzo. E non stiamo parlando di parentele lontane o chissà cosa. No. Il papà di Mattia è di Valle di Cadore, mentre la nonna materna di Danta. In effetti il cognome suggerisce agganci piuttosto forti con il territorio dell’Alto bellunese. E lui, qui da noi, ha passato lunghe estati e porta volti, luoghi, immagini e sensazioni in un angolo del suo cuore. «Inevitabile sia così. Ho ancora adesso parenti soprattutto a Valle, e ciò ti lega affettivamente a un luogo. Sono nato a Firenze e credo si capisca dal mio accento, ma certe origini non si dimenticano. Così come non posso scordare le giornate d’estate che trascorrevo in particolare a Danta. Stavo sempre fuori in mezzo alla natura, giocando a calcio con gli altri bambini. Poi ricordo lunghe passeggiate con i miei nei boschi attorno a casa. Non è stato bello apprendere dalla tv gli enormi disagi causati dal maltempo di fine ottobre».
Ma come ci è finito un ragazzo cadorino – fiorentino alla Juventus?
«Grazie a un provino nel gennaio 2012, dunque a 13 anni. Avevo già giocato per un periodo nella Fiorentina e nel Prato. Poi la Juve si accorse di me e mi prese».
Non ci dirà mica che lei era tifoso della Fiorentina. Parliamo di una delle rivalità più sentite nel nostro calcio.
«Tifavo proprio la Viola. Poi sai, entri nell’ambiente Juventus e, al di là del fatto di giocarci, è parecchio difficile avere altre simpatie».
Prima convocazione con i grandi?
«A maggio 2015, nel Verona – Juventus che precedeva di una settimana la finale di Champions a Berlino contro il Barcellona. Da lì sono entrato in quel mondo, allenandomi con loro e crescendo tantissimo. La chiamata in occasione della trasferta a Londra mi ha dato tanta emozione. Tra l’altro giocavamo in uno stadio come Wembley…».
Cresciuto con Gigi Buffon, insomma.
«Parliamo di una persona e un giocatore fantastico. Fin quando non riesci ad allenarti con lui è impossibile capire quanto vuole darti e insegnarti in ogni singolo allenamento. Un onore averlo conosciuto, ho imparato un’infinità di cose. Mi è dispiaciuto vederlo andare via, lo ammetto».
La Juventus l’ha voluta come portiere titolare della nuova under 23.
«Una proposta allettante quella di giocare in serie C, pur restando nell’ambiente bianconero. Il campionato è diverso rispetto a quelli disputati nella mia piccolissima carriera. Certo, i risultati non sono chissà cosa fino a questo momento, ma era prevedibile, dovendo affrontare formazioni e giocatori senza dubbi con maggior esperienza rispetto alla nostra. Siamo un gruppo nuovo, che però cresce giorno dopo giorno. Anche le batoste, comunque, servono a crescere. Detto ciò, indossare la maglia della Juve, seppur in questo caso dell’under 23, è sempre difficile e responsabilizzante».
Obiettivi stagionali?
«Crescere e avere una nostra identità di squadra. Poi, per i risultati, si cerca di fare il meglio possibile».
Che tipo di interazione c’è tra l’under 23 e la prima squadra?
«Ci alleniamo in strutture diverse: noi a Vinovo, loro alla Continassa, vicino all’Allianz Stadium. Capita spesso però di disputare partite tra di noi o così».
E Cristiano Ronaldo?
«Mai avrei pensato di vederlo in maglia bianconera. La prima volta che l’ho visto sono rimasto spiazzato, non sapevo cosa fare o dire. Un fuoriclasse in campo e fuori». —
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