Daouda, il senegalese che parla il dialetto

MEL. Tutto Daouda, dalla D alla Ztll. Un esempio d'integrazione modello? Quella del bomber senegalese Ndyaie Daouda, che è in Italia da dieci anni e ormai parla un dialetto più stretto di tanti zumellesi. Ma è anche uno che si spiega benissimo con le reti: nell'ultimo campionato di Seconda categoria, 27 palloni e la promozione in Prima categoria. Manco a dirlo, la Ztll Sinistra Piave ripartirà da lui: dal suo senso del gol e anche dalla sua simpatia, per Daouda è anche quello che si definisce una... sagoma. Un uomo spogliatoio, senza tanti luoghi comuni sugli atleti di colore. In arrivo da Dakar, via Parigi, sognava il calcio di serie D del Belluno.
«Ho 32 anni e sono arrivato in Italia undici anni fa, passando per la Francia. In Senegal, giocavo con l'Università di Dakar e in Francia sono stato nella giovanile dello Chantilly, un sobborgo della capitale. E' stata la prospettiva di avere un lavoro in Nevegal, alla Casera di Filippo Bronzato a spingermi ad attraversare le Alpi. Siccome volevo anche continuare a giocare a pallone, sono entrato in contatto con quel grandissimo appassionato, che era Terzo Lorenzi, il quale mi ha procurato un provino con il Belluno. Mi ricorderò sempre quel pomeriggio, al Comunità montana di Puos d'Alpago. C'era Antonio Tormen alla guida della squadra e non mi scelse».
Mamma, che freddo. La soluzione di ripiego? Il Castion, in Seconda categoria. Tutto a un tratto, dal caldo di Dakar con papà, mamma e tre fratelli, tra i quali l'altro calciatore Amadou Papi, al gelo dei piedi del Nevegal: «Soffrivo tantissimo la temperatura e questo limitava il mio rendimento. Cercavo di fare del mio meglio, ma ero condizionato dal fattore climatico. Ad ogni modo, non avevo nessuna voglia di mollare, perché mia grande passione è sempre stata il calcio».
Arrivo alla Ztll. Nel suo destino, doveva per forza esserci la fusione della Sinistra Piave: «Sempre grazie a Lorenzi, ho avuto questa opportunità e stavolta è andata per il meglio: il primo mister è stato Tiziano Schiocchet, un'altra persona che mi ha aiutato e al quale devo molto. Ce ne sono di uomini da ringraziare, sia nello sport che nel mondo del lavoro o del sociale. A Mel, sono sempre stato benissimo».
Tradimento Alpago. Tra virgolette, ovvio. Daouda è sempre stato fedele alla Ztll, tranne un anno: «Mi è servito fare quella esperienza in Alpago. Ma è stata una fuga veloce, lunga appena una stagione, perché poi sono tornato. Devo molto alla società, anche perché i dirigenti mi hanno aiutato molto nella ricerca di un lavoro e, se sto bene, è per loro. In paese, nessun problema: io rispetto tutti e tutti mi rispettano».
27 reti. Quest'anno ha fatto disperare portieri su portieri, raggiungendo il record personale di segnature: «È andata bene, ma d'altronde non potevo fare altrimenti, con i giocatori di qualità, come Salvador e Giazzon, che avevo alle spalle. Per non parlare degli altri. Siamo stati un bellissimo gruppo e spero che continueremo a esserlo».
Tante offerte. Il telefonino? Ancora una volta incandescente come un meteorite: «Mi hanno cercato in tanti, ma ho detto di no a tutti. A Mel, il direttore Floris Vedana sta mettendo insieme una bella squadra e mi fido di lui. Sento dire di Gasparo, Tarasco...».
Salvezza possibile. Dopo la promozione, un anno di assestamento: «Vogliamo la salvezza e possiamo farcela».
I daoudini. I Pulcini della Ztll Sinistra Piave si chiamano già così. Perché quando non gioca in prima squadra o non lavora alla Ceramica Dolomite, Ndiaye Daouda si occupa del loro svezzamento calcistico. Ce ne sono tanti di segreti da insegnare a questi campioncini in erba e il tentativo è quello di crescere degli attaccanti.
«Ce ne sono anche troppi di difensori e centrocampisti, pertanto ci sto provando con i bomber, perché l'urgenza sono loro, in quanto ce ne sono sempre meno. Ad ogni modo, l'importante è soprattutto che questi ragazzini si divertano con il pallone. Il calcio è, prima di tutto, un gioco e va inteso così, al di là di risultati e classifiche. In particolare, a questa età».
Lavoro alla ceramica. È ormai un bel po' di tempo che si guadagna da vivere nell'azienda più importante della Sinistra Piave, ma non solo. Una multinazionale per uno che parla senegalese, francese, italiano e... dialetto bellunese: «Faccio il jolly, in fabbrica, ma soprattutto mi occupo del reparto sanitari. L'arredamento dei bagni, in altre parole. Anche sul posto di lavoro, nessun contrattempo. Ho sempre fatto del mio meglio e i colleghi di lavoro sono ormai degli amici. Tutti mi vogliono bene e questo mi aiuta nella vita di tutti i giorni».
Bailo la salsa. Nel tempo libero, anche il ballo, presente in alcune esultanze, dopo i gol: «Sono molto appassionato di danze caraibiche e, oltre a dilettarmi da solo o in compagnia, le insegno in una scuola di Conegliano. Devo dire che è molto divertente e poi la salsa è così sensuale...».
Io e il ramadan. Daouda è musulmano osservante e per quelli della sua confessione religiosa sta per arrivare il mese di digiuno e assistenza, dall'alba al tramonto. Un appuntamento che condiziona la sua vita, anche negli affetti. Perché la morosa è di Feltre: «Si chiama Marica e ci stiamo conoscendo. Pur avendo due culture molto diverse, abbiamo imparato ad accettarci. Lei non è solo una bella ragazza, ma ha anche una grande sensibilità e riesce a capirmi. Vivremo insieme il ramadan, senza che questo ci provochi dei contrattempi».
Cinque preghiere. Da quando è in Italia, gli orari sono diventati un po' più elastici, ma per il resto non si sgarra: «Quella delle cinque del mattino viene posticipata di qualche ora, ma non credo che sia un problema per Allah. Aggiungo che preferisco pregare in casa mia, piuttosto che frequentare una moschea o un centro culturale, come fanno molti musulmani in Italia. Ho un rapporto molto intimo con il mio dio».
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