Dal Molin: «Tornare a Feltre da avversaria sarà dura ma a Bolzano lavoro bene»

Laura, la fisioterapista di Santa Giustina (ex Union e Castion) si è trasferita in Alto Adige ed è entrata nello staff della Virtus 

l’intervista

BOLZANO

Le mani di Laura per i muscoli dalla Virtus Bolzano. A Laura Dal Molin sembrerà quasi di tornare a casa domenica. Trasferta bellunese, e sarà inevitabile provare una certa emozione, essendo lei di Santa Giustina. Contro l’Union Feltre, la squadra di cui è massaggiatrice da qualche mese si giocherà l’accesso ai Trentaduesimi della Coppa Italia. Già qualche giorno fa è andata bene, con il successo ai rigori sul Levico nel Preliminare. Adesso però il livello si alza.

«Siamo pronti», racconta Dal Molin, «specie dopo aver conquistato il derby. Per noi non era una partita semplice, avendo tre titolari squalificati. Sappiamo che l’Union è formazione rodata e di esperienza, ma vogliamo proseguire il nostro cammino».

Per la prima volta torni da avversaria nelle tue zone.

«Farà effetto, non lo nego. Tra l’altro credo avrò un po’ di amici e parenti sugli spalti».

Come è finita una ragazza di Santa Giustina a Bolzano?

«In realtà vivo qui da un anno. Tramite una conoscenza, ero venuta a sapere che al Südtirol cercavano fisioterapisti da inserire nel settore giovanile. Così ho iniziato, occupandomi però prevalentemente della Beretti e talvolta della prima squadra. Al tempo stesso, nella seconda parte di stagione, la Virtus Bolzano aveva bisogno di una mano, e dunque andavo da loro una volta a settimana. E in estate sono entrata a pieno regime nello staff».

Nel tuo curriculum c’è pure la Spal.

«Terminati gli studi a Ferrara, la società stava riorganizzando il vivaio e necessitava di figure professionali. Era il campionato 2015-16, quello vinto dalla Spal in C. L’anno dopo sono tornata a casa, collaborando al Castion e svolgendo una sorta di stage proprio con l’Union Feltre».

Qual è la giornata di una fisioterapista?

«Innanzitutto è già importante sfatare il mito secondo cui si lavora solamente sul lettino senza mai andare in campo o in palestra. Invece è una parte molto importante quella del seguire chi sta recuperando da un infortunio, osservare eventuali problemi durante determinati esercizi e così. Per il resto, nella settimana tipo, io arrivo al campo attorno alle 17, quindi un’ora abbondante prima dell’inizio allenamento. Di solito ci sono massaggi da fare, fasciature e quant’altro. Poi bisogna riempire le borracce e vanno seguiti gli infortunati, chi accusa qualche dolore oppure i giovani del vivaio».

Com’è lavorare in un ambiente maschile? Si sentono ancora battute insulse?

«Ti dirò, più su si sale di categoria e meno sono frequenti certi episodi. Quando era a Castion, la risata, la battuta capitava di sentirla durante le partite di campionato. Una volta, litigando con un allenatore, sono stata apostrofata in malo modo». —

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi