Var a chiamata, in serie C è già caos: subito un cambio alla regola

La prima giornata ha riservato più dubbi che certezze per il nuovo Football video support. E recuperi interminabili. Il designatore della Can C, Orsato, ha comunicato agli arbitri che non dovranno più accettare le richieste contro la propria squadra.

Diego Zilio

 

La prima giornata del campionato di Serie C ha registrato l’atteso debutto del Football Video Support (Fvs), ma immediate sono fioccate le polemiche.

Tant’è che è già stato deciso un cambio in corsa nella sua applicazione, con il designatore della Can C, Orsato, che ha comunicato agli arbitri che non dovranno più accettare le richieste contro la propria squadra. Proprio così: “contro”. Tutto è nato da Stefano Cassani, allenatore del Carpi, nel corso del match con la Juventus Next Gen. All’80’ Lombardi, difensore di casa, ha rimediato il secondo giallo per un presunto fallo di mano. Per la panchina biancorossa, però, il tocco era di petto, ed ecco quindi la richiesta dell’intervento dell’Fvs. Ma come è stato possibile se, a norma di regolamento, non si può utilizzare in occasione di un’ammonizione? Semplice, Cassani ha preteso l’aiuto del video sostenendo che il suo giocatore dovesse essere punito col rosso diretto, obbligando così l’arbitro a presentarsi al monitor. Il fallo di mano non c’era e, così, è stato tolto il giallo a Lombardi. Un caso limite emblematico di uno strumento che, per citare Aimo Diana, allenatore del Brescia, sembra «un po’ confusionario» mentre il suo collega del Cerignola Vincenzo Maiuri sostiene: «siamo le cavie».

C’è il problema delle poche telecamere, che rende impossibile un raffronto col Var vero e proprio. Basti dire che la finale dell’ultima Champions League ne assommava 42, una qualsiasi gara dei playoff di B ne conta 9, mentre in C sono solo due e non ce n’è una sulla linea di porta. Come si può sperare che sia davvero possibile ricavare un riscontro certo su ogni episodio, specie sui fuorigioco? Ma c’è soprattutto un problema di tempi: troppo lunghi. Il procedimento - tra analisi e chiamata della panchina, revisione al monitor e verdetto dell’arbitro - è macchinoso, con la conseguenza che il gioco si frammenta e i recuperi diventano interminabili. Virtus Verona-Cittadella ne ha aggiunti ben 13 al secondo tempo, Monopoli-Cosenza 8 più 10. «Il gioco si spezzetta continuamente - ha detto Manuel Iori -, nel secondo tempo i minuti effettivi sono stati al massimo una quindicina. Le pause sono infinite, non è facile per i giocatori fermarsi a lungo e ripartire». Iori ha poi evidenziato la necessità di spostare lo schermo in una posizione “neutrale”, mentre a Verona era praticamente appiccicato alla panchina di Gigi Fresco: un arbitro che si vede attorniato da gente che protesta vivacemente, se non abbonda in personalità, può essere più facilmente spinto a cambiare giudizio, come forse è successo quando il cartellino sventolato in faccia a Salvi si è tinto da giallo a rosso dopo il passaggio al monitor.

Andrea Quaresmini, allenatore dell’Ospitaletto, ha ammesso che la sua seconda richiesta di revisione nella gara col Lecco è stata «un po’ pretestuosa», giustificandola con la vicinanza alla fine della partita. Succede anche nel volley, sport da cui l’Fvs è stato mutuato, che ci siano chiamate del genere, mirate a spezzare il ritmo all’avversario. Ma, appunto, non nel calcio. Segno che il meccanismo va, come minimo, rodato. 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi