Calcio serie C. Dolomiti, l’esonero di Zanini. «In questo momento saremmo salvi»

«Ho ottenuto un secondo e un primo posto in serie D, ora lascio la squadra   fuori dalla zona playout. Problematiche ce n’erano, ma non avevo la presunzione di risolverle in un mese e mezzo e  mai mi sono lamentato…».

Gianluca Da Poian
Nicola Zanini
Nicola Zanini

Due anni e qualche mese. Nicola Zanini è l’allenatore che è rimasto più a lungo sulla panchina della Dolomiti Bellunesi e verrà sempre ricordato come il tecnico capace di vincere il campionato di serie D e riportare una formazione della provincia nel professionismo a vent’anni di distanza dall’ultima volta.

Un’esperienza e una cavalcata entusiasmante conclusasi però lunedì 6 ottobre, in tarda mattinata.

Di ritorno da Vercelli, la dirigenza ha valutato con preoccupazione le modalità e il peso del 4-0 incassato domenica e ha optato per l’avvicendamento in panchina, forse anche per dare il tempo al nuovo mister di fare la giusta conoscenza con la squadra essendo in programma lunedì sera la prossima partita di campionato.

Il nome del successore lo si saprà oggi, ma caldo è il nome di Andrea Bonatti, ex senza troppe fortune di Triestina e Fiorenzuola tra il 2022 e 2024 e in precedenza tecnico delle giovanili della Juventus.

Più defilati Daniele Di Donato e Cristian Serpini, così come Vincenzo Torrente lo scorso anno sulla panchina del Trapani. Solo una suggestione l’accostamento con Attilio Tesser.

AL MOMENTO SALVI…

«In questo momento l’unica cosa che mi sento di fare è ringraziare l’ambiente e la tifoseria della Dolomiti: ho potuto conoscere persone con me sempre incredibili».

Zanini risponde al telefono poco dopo le 18, al termine di un pomeriggio nel quale gli attestati di stima non sono mancati. Non chissà quanta la voglia di addentrarsi nell’analisi di cosa non abbia funzionato, ma qualche sassolino dalla scarpa il tecnico vicentino se lo toglie.

«Io lascio parlare le cose concrete e in questo club ho ottenuto un secondo posto in serie D, la promozione la stagione successiva e ora lascio con la squadra al momento fuori dalla zona playout. Problematiche ce ne erano, ma non avevo la presunzione di risolverle in un mese e mezzo e comunque mai mi sono lamentato di qualcosa…».

La notizia comunque il tecnico bellunese non se l’aspettava o al massimo, ieri mattina al risveglio, era convinto la gara spartiacque dopo il rovescio di Vercelli fosse quella contro il Lumezzane.

«Al momento preferisco non aggiungere altro, se non un ringraziamento a due persone della società, ossia Dario Cremonese e il presidente Paolo De Cian, e a tutti i giocatori che hanno giocato per me e per questa maglia. Tiferò per la salvezza della Dolomiti, anche perché sento mio il lavoro svolto sinora».

COSA NON HA FUNZIONATO

Zanini è stato un normalizzatore alla Dolomiti. Ingaggiato dall’allora dg Luca Piazzi e da Simone Bertagno nell’estate 2023 dopo il complicato secondo campionato di serie D post fusione, il tecnico ha dato forma alla base del gruppo che con l’aggiunta a dicembre di Marangon ha compiuto il salto di qualità, raggiungendo il secondo posto finale e la promozione al termine dello scorso campionato. In estate, forse, il primo campanello d’allarme - con il senno del poi - è suonato al momento di un rinnovo non così immediato e peraltro per un solo anno.

Il tecnico ha preso poi in mano un gruppo presentatosi incompleto il giorno del raduno e andato formandosi man mano, ma che comunque almeno nella prima settimana di allenamenti era largamente incompleto. L’impatto con la C a ogni modo è stato ambiguo, a livello di risultati.

Da un lato il dato di una sola vittoria conquistata in nove partite ufficiali, Coppa Italia compresa, nonché la statistica di una delle difese più perforate del girone. Dall’altro però tre sconfitte in campionato di cui due contro Vicenza e Lecco, prima e seconda della classifica.

Senza considerare a oggi una rosa provata da alcuni infortuni e assenze di sicuri titolari o quasi - vedi i vari Toci, Cossalter, Mazzocco, Agosti - e che in alcuni reparti sta denunciando qualche inadeguatezza.

Esclusa dalla società, ma percepibile dall’esterno inoltre un rapporto mai del tutto sbocciato tra Zanini e alcuni dei nuovi innesti, spesso culminato in prestazioni negative o prive di mordente. La sensazione era insomma che per l’allenatore fossero disposti a “gettarsi nel fuoco” solo chi aveva condiviso con lui il percorso della promozione, i giovani e pochi altri.

L’inguardabile prestazione individuale e collettiva di domenica a Vercelli ha segnato il punto di svolta in anticipo e così la dirigenza ha tolto gli alibi, oltre che di riflesso a sé stessa, anche a una parte dello spogliatoio forse non più convinta del progetto tecnico tattico di mister Zanini.

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