Bonucci e Pepe, niente sconti

ROMA. Dovremo aspettare tra l’8 e il 10 agosto per sapere come è andato a finire il processo al Calcioscommesse sugli atti della Procura di Bari che si svolto all'ex Ostello della Gioventù del Foro Italico, a Roma.
Tre interruzioni al processocalcioscommesse non sono bastate a trovare un accordo per il patteggiamento degli juventini Leonardo Bonucci e Simone Pepe.
Con l'inizio dell'arringa difensiva dell'avvocato Chiappero, è sfumata la possibilità di un accordo.
«In questo processo», ha detto Luigi Chiappero, l'avvocato di Bonucci e Pepe rivolgendosi alla Commissione Disciplinare, «possiamo vedere quale è la differenza tra procedimento penale dove si gioca sulla vita delle persone e il procedimento sportivo dove si gioca sulla vita professionale delle persone. Rischiamo di fare processi sommari».
Prima dell'arringa dell'avvocato, il procuratore federale Stefano Palazzi aveva ottenuto un'interruzione del processo in corso a Roma per cercare un'ultima mediazione per il patteggiamento dei due bianconeri, del senese Nicola Belmonte, del granata Salvatore Masiello e dell'Udinese: tutte posizioni legate alla presunta combine di Udinese-Bari del 9 maggio 2010. Palazzi venerdì aveva chiesto la condanna dell'ex barese Bonucci a 3 anni 6 mesi di squalifica per illecito aggravato e un anno di stop all'ex Udinese Pepe, accusato di omessa denuncia.
Appassionata la difesa di Di Vaio. «Sono emozionato perché mi sto giocando una delle partite più importanti nella mia vita, se non la più importante».
L'attaccante della squadra canadese dei Montreal Impact, per cui il procuratore federale Stefano Palazzi ha chiesto un anno di stop per omessa denuncia in relazione alla presunta combine di Bologna-Bari del maggio 2011, si è rivolto quindi ai giudici della Disciplinare, ribadendo la propria innocenza. «Sono qui da due giorni e c'è una sola certezza », le parole dell'ex attaccante della Juventus, «la mia conoscenza con Masiello (Andrea, ex capitano pentito del Bari), perché abbiamo giocato due anni a Genova. Lui, però, non fa mai riferimento a me, evita sempre di fare il mio nome. Poteva chiamarmi tranquillamente, perché il mio numero di telefono è sempre lo stesso, ma non mi ha mai contattato. Da Palazzi ho sentito solo dubbi, chiedo a voi certezze, perché sono un padre di famiglia, devo rendere conto a loro e ai miei datori di lavoro. Se devo smettere giocare, cosa che amo di più nella mia vita, chiedo almeno di stare a casa con una certezza. Altrimenti sarebbe logorante per il resto della vita. Chiedo verità assolute, non dubbi», ha concluso Di Vaio.
Alla fine del dibattimento ci sono state le dichiarazioni dei vari avvocati degli imputati. In particolare il legale Chiappero, direfensore di Bonucci e Pepe, ha detto che «Pensare al patteggiamento era fisiologico, ma il filo conduttore del nostro ragionamento non era la derubricazione dell'accusa».
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