Schianto delle Frecce, l’audio del pilota e la ricostruzione dell’incidente: «Io sto andando giù»

Indagine sulla morte di Laura Origliasso, i pm: «Il pilota ha fatto tutto ciò che poteva negli 11 secondi dal bird strike allo schianto»

Lo schianto della Frecce Tricolori
Lo schianto della Frecce Tricolori

Una manciata di secondi. Dodici per la precisione. È il tempo intercorso dal momento in cui, il 16 settembre 2023, dall’aeroporto di Caselle (Torino) si alzano in volo le Frecce Tricolori a quando Pony 4 si schianta al suolo travolgendo l’auto della famiglia Origliasso. Una tragedia costata la vita alla piccola Laura, 5 anni.

La ricostruzione

Secondo quando rilevato nei documenti dei periti viene chiarita la successione temporale degli eventi: quando il motore del velivolo «Pony 4» va in avaria l’orologio segna le ore 16, 51 minuti e 49 secondi. Dieci secondi più tardi il pilota Oscar Del Dò si lancia con il paracadute. Passano ancora due secondi e l’aereo si schianta al suolo, travolgendo la vettura della famiglia Origliasso.

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La scatola nera

In quella manciata di secondi la «scatola nera» registra un dialogo a più voci che per gli inquirenti rappresenta una delle prove a conferma che all’origine della tragedia c’è un bird strike.

Ma non solo. Le telemetrie della scatola nera confermano l’arresto del motore. C’è tutta una serie di telemetrie di cui vi è traccia scrupolosa all’interno della scatola nera dell’aereo che – lette nel complesso e analizzate da un punto di vista tecnico – indicano la genesi dell’arresto del motore in un corpo estraneo penetrato dentro l’elica. Una serie infinita di dati numerici su temperatura, giri e caratteristiche del motore che non lascerebbe adito ad alcun dubbio.

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La carcassa dell'aereo delle Frecce Tricolori che si schiantò al suolo vicino all'aeroporto Torino-Caselle

La comunicazione

Nel documento, lungo circa quattro pagine, si fa cenno alla registrazione audio captata dalla scatola nera in cui è lo stesso pilota a scandire queste parole: «Birdstrike, ho fatto un birdstrike», prima di azionare il pulsante di espulsione dall’aeromobile e atterrare con l’ausilio di un paracadute sulla strada pubblica che costeggia la pista dell’aeroporto nel comune di San Francesco al Campo.

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Gli uccelli

Qualche istante dopo il decollo, uno dei componenti dell’equipaggio domanda: «Era un uccello?». Il compagno di bordo risponde: «Eh, non ho visto». Subito dopo, si legge nella consulenza, viene registrato un messaggio via radio del velivolo «Pony 4». Il maggiore Del Dò dice: «Io sto andando giù, quattro (il numero indica l’aeromobile emittente della chiamata, ndr)». E poi: «Ho avuto una piantata!» espressione tecnica che indica un’avaria.

Il propulsore, secondo i periti nominati, funzionava correttamente prima dell'impatto. Nessuna anomalia, nessun difetto di manutenzione. Anche l’esame tecnico del motore non ha rivelato malfunzionamenti. L’unico indizio della presenza degli uccelli è visivo: nessun residuo biologico è stato trovato sui resti.

I resti di dna animale

Come è possibile? Al quesito, come spiega La Stampa di Torino, ha risposto l’Istituto Zooprofilattico ha confermato che a temperature superiori ai 200 gradi, il Dna animale si disintegra. E quella carlinga, in fiamme, ha superato abbondantemente quel limite.

Le fiamme si sono propagate oltre la pista, superando recinzioni e canali di scolo, fino alla strada comunale. In quel momento passava la Fiat della famiglia Origliasso. Colpita in pieno.

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