Caso Resinovich, l’amico Sterpin: "Visintin sapeva che Liliana non sarebbe mai tornata, ecco perché“
L'86enne viene ascoltato in Tribunale in ordine "ai fatti di omicidio per i quali si procede nonché in generale in ordine ai rapporti intrattenuti dallo stesso con la vittima, e con lei e il marito Visintin”

È terminata alle 14:45, dopo oltre cinque ore, l'udienza nel Tribunale di Trieste nel corso della quale, in incidente probatorio, è stata raccolta la testimonianza di Claudio Sterpin, l'amico di Liliana Resinovich, la donna trovata cadavere tra le sterpaglie a margine dell'ex Opp il 5 gennaio 2022.
Nel corso dell'udienza all'86enne dalla procura sono state poste domande incalzanti, attraverso le quali il pm Ilaria Iozzi ha cercato di far luce sul tipo di rapporto tra lui e Liliana.
Sterpin, uscendo dall'aula, ha specificato che la procura ha chiesto riservatezza su quello che oggi è stato detto e è stato chiesto in aula.
"Ho riferito tutto quello che sto già dicendo da cinque anni".
In aula, in silenzio, anche Sebastiano Visintin, marito di Liliana e unico indagato per il suo omicidio.
Intorno alle 12 una breve pausa, nel corso della quale Sebastiano Visintin prima e Claudio Sterpin sono usciti dall'aula accanto ai loro legali. Non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione, come vediamo in questi video.
Ecco le parole di Sterpin rese ai giornalisti prima di entrare in Tribunale.
"Il marito ha sempre raccontato che l'ultimo giorno, quando è uscito di casa quel 14 dicembre del 2021 Liliana lo salutava dalla finestra agitando i pupazzetti delle topoline. Due giorni dopo, quando il corpo non era ancora stato ritrovato, quando non si sapeva ancora dove era Liliana, ha regalato quelle due topoline tanto care, tanto simboliche alla figlia di un amico. Questo fa capire che lui se n'è fregato di andare a cercarla, perché sapeva che non sarebbe mai tornata".
L'86enne, lo ricordiamo, è stato ascoltato in ordine "ai fatti di omicidio per i quali si procede – così indicava la pm Ilaria Iozzi nella richiesta di incidente probatorio poi accolta dalla gip Flavia Manginate – nonché in generale in ordine ai rapporti intrattenuti dallo stesso con la vittima, i rapporti intercorsi tra lei e il marito Sebastiano Visintin" e tra i coniugi e la loro cerchia di amici.
Sterpin nel caso assume un ruolo determinante: il rapporto che aveva con Liliana, i progetti che, stando alla sua testimonianza, i due avevano in serbo con l’ipotesi di un trasferimento della donna a casa di Sterpin, potrebbero rappresentare il movente che secondo l’accusa avrebbe spinto il marito Sebastiano Visintin, indagato per l’omicidio della moglie, a ucciderla.
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