Vecchia Acc, la Procura chiede l’assoluzione di Luca Ramella
borgo valbelluna. La Procura di Pordenone ha confermato la sua linea sul caso Acc compressors spa.
Al processo in abbreviato dinanzi al gup Rodolfo Piccin (nato da un’imputazione coatta dopo l’intervento della Procura generale) il pm d’udienza Andrea Del Missier ha chiesto l’assoluzione per il manager milanese Luca Amedeo Ramella, 62 anni.
Al termine di una discussione durata più di sei ore il giudice ha rinviato per repliche e sentenza al 30 settembre.
A Ramella, nella sua veste di ex amministratore delegato e presidente del consiglio di amministrazione di Acc e managing director di Alix partners srl vengono contestate varie ipotesi di bancarotta.
Tutte le parti civili hanno chiesto la condanna dell’imputato: il commissario Maurizio Castro per l’amministrazione straordinaria della società (il legale Fabio Cozzi ha chiesto l’inasprimento dei capi d’accusa), i sindacati Fim Cisl e Fiom Cgil e la Regione Veneto (difesa dall’avvocato Sebastiano Tonon).
Le parti civili imputano al management un buco milionario, quantificato dal commissario in 450 milioni di euro alla fine del 2012. Secondo la difesa, invece, in quell’anno ci sarebbe stato solo un modesto fabbisogno di cassa.
All’ex ad vengono contestati: l’aggravamento del dissesto finanziario per non aver chiesto il fallimento; un’ipotesi di bancarotta preferenziale o distrattiva per aver percepito compensi dalle società del gruppo tramite Alix partners dal 2008 al 2012; la sovrastima del marchio (27 milioni di euro) nell’ambito di un conferimento di ramo d’azienda per far apparire più rosei i bilanci della società.
L’avvocato Luigi Panella del foro di Roma, invece, ha concluso per l’assoluzione. Nella sua arringa di un paio d’ore il legale ha effettuato una ricognizione a 360 gradi su tutto il materiale raccolto, confutando le affermazioni delle parti civili.
La difesa dell’imputato ha sostenuto che esisteva la continuità aziendale nel momento in cui è stato conferito il marchio, che le perizie di stima sul valore erano state redatte da esperti indipendenti in base ai principi contabili internazionali e ai piani industriali ritenuti sostenibili dall’attestatore e da una società terza indicata dalle banche e che gli istituti di credito avevano dato consenso e sostegno all’operazione di ristrutturazione della società (all’epoca detentrice secondo la difesa di una quota del 40 per cento del mercato dei compressori).
L’avvocato Bruno Malattia ha rimarcato invece l’insussistenza del falso in bilancio: le relazioni degli amministratori davano atto della situazione reale della società. —
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