Una croce per i tanti sacrifici dimenticati

È stata posizionata qualche anno fa in località “La Mandruta” sul Col Pio lungo la famosa linea gialla

SAN VITO DI CADORE. Certo non è facile raggiungerla ed è nota solo a quei pochi escursionisti che rifuggono dagli itinerari inflazionati e cercano invece ambienti primordiali e selvaggi.

È una semplice, modesta croce in ferro posta su Col Pioi, in territorio di Vigo di Cadore, non lontano dal Passo del Landro (m 1820), tra la Val Piova e la Val Tagliamento.

A passare per di qua nel passato sono stati pastori e soprattutto contrabbandieri, giacché l’itinerario Val Piova-Costa di Salez-Col Pioi-Costa Bordona-Val Tagliamento era ritenuto uno dei più defilati e sicuri da chi aveva troppo sale e tabacco nello zaino e non voleva perciò trovarsi di fronte a finanzieri imperiali o regnicoli.

Proprio per la romita solitudine che ancor oggi domina su questi luoghi, risulta per lo meno arduo immaginare che qui, tra balze e burroni ricchi di funghi e di vipere, lo Stato Maggiore Italiano abbia voluto distendere la sua famosa linea “gialla”, ovvero di massima resistenza, e che qui s’impegnarono a morte i bersaglieri della 9a cp. del 63° Reggimento e gli alpini del Btg.“Tolmezzo”. In una confusione indescrivibile, mentre sul Passo della Mauria transitavano molti soldati disarmati e in fuga, gli austriaci risalivano lesti le alture lungo “Le Staipe” e con cruenti combattimenti si aprivano la strada per Costa Bordonà verso il Passo del Landro.

Dopo una forte pioggia è facile imbattersi ancor oggi in bossoli e interi caricatori mai sparati, baionette, elmetti ed innumerevoli altri reperti, prova inequivocabile che qui si sparò molto e che poi, ad un certo punto, avvenne una repentina e spasmodica ritirata, con l’abbandono di molti effetti personali.

In Valdirave, su Col Pioi e sulle “Staipe” furono trovati nel primo dopoguerra alcuni cadaveri abbandonati, anche a distanza di alcuni anni da quei feroci combattimenti, ma il numero esatto dei caduti, feriti e prigionieri non poté mai essere calcolato.

Quanti morirono e quanti, arresisi, intrapresero un viaggio senza ritorno alla volta di un campo di concentramento? Quanti finirono tra quegli 8000 prigionieri che il parroco di Forni di Sopra don Vincenzo Rainis ricorda concentrati, avviliti ed affamati, il giorno 12 novembre nella piazza del paese?

Per onorare la memoria di chi, nello sfaldarsi di ogni strategia difensiva e nello stesso decadimento morale del nostro esercito, tenne qui testa al dispiegarsi dell’avanzata nemica, di chi cercò di resistere almeno qualche ora perché la via della ritirata non fosse preclusa per sempre al resto della IV Armata, c’è un segno, posto peraltro solo pochi anni fa: una semplice e pur eloquente croce a ricordo di tanti piccoli- grandi uomini di cui la Patria non ha avuto mai il tempo o la voglia di occuparsi.

Essa è stata collocata in località “La Mandruta” su Col Pioi e riporta questa epigrafe: “Chiamati qui al sacrificio il 7 novembre 1917 per dar respiro alla ritirata della IV Armata dal Cadore – 4 ignoti bersaglieri – a chi passa chiedono una preghiera che vinca l’oblio”.

Questi quattro soldati e parecchi altri compagni sulle balze vicine, forse calabresi o sardi, qualcosa fecero per i nostri reparti in ritirata e le centinaia di bossoli sparsi intorno testimoniano la lotta sostenuta e il sacrificio versato al dovere.

Di loro si dimenticarono prima gli austriaci invasori, poi la Patria ritornata quassù vittoriosa un anno dopo, ma sta a noi ricordare che essi posero il primo presupposto della futura rivincita sul Piave.(w.m.)

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