Un museo famigliare nell’antica bottega di Borca

La casa di Giulia Bareato Perini racconta la storia dell’antico negozio  che si intreccia con quella del Cadore: «Era l’unico negozio in tutta la valle»



È una casa, quella di Giulia Bareato Perini a Borca di Cadore, in cui si intreccia la Storia del Cadore (con la s maiuscola) alla storia di famiglia. Una sorta di museo in cui si trovano, appesi alle pareti, editti, proclami, avvisi, notificazioni, accanto a titoli di studio ed attestati personali; ma anche, racchiusi in un baule delle meraviglie, originali dei giornali d’epoca, dalla Gazzetta Ufficiale di Venezia del 1859 a L’Adriatico, da La Sera alla Tribuna, dal Messaggero al Sole, al Fanfulla.

«C’è un po’ della mia vita ed anche tanto di più», sorride questa simpatica signora di 93 anni, mentre ci fa da cicerone nel corso dell’ultimo secolo e mezzo.

Si parte dal negozio

«Questa», prosegue Giulia Perini mentre ci mostra i registri dove venivano annotati gli acquisti da riscuotere a fine mese, «è la più antica bottega del Cadore, risale infatti al 1850 ed è stata attiva fino al 1918, quando a fine guerra la famiglia si trasferì a Conegliano, dove aveva acquistato terreni oggi coltivati a vigneti».

«Si parte dal trisavolo, Gaspare Perini (1805-1871), che aveva aperto una rivendita di legname qui a Borca, si era sposato con Margherita Zanetti De Daneto (1803 - 1845) ed aveva avuto dieci figli, mandandone due a studiare, Bortolo (1830-1901) e Luigi (1837-1924). Ed è il primo, sposato con Caterina De Luca e padre a sua volta di 14 figli (solo 5 dei quali superarono però i 18 anni), dopo aver preso il diploma in commercio, ad aprire il famoso negozio nel 1850».

Vendeva di tutto, dalle ferramenta agli alimentari, al minuto ed all’ingrosso, eccetto i tessuti: petrolio per i lumi, colori, maniglie e viti, materiale edile, vino, olio e tutti gli alimentari, dal riso che arrivava dal Piemonte al torrone di Cremona. «Era l’unico negozio di tutta la vallata fino a Cortina; solo a fine ’800, infatti, nasce la Cooperativa di Cortina. Con il fratello Luigi manda avanti l’attività, poi nel 1876 si dividono perché gli affari erano cresciuti molto: Bortolo resta al negozio di famiglia in via Roma 34, Luigi si sposta in un altro stabile e là continua l’attività con una parte della merce».

primo sindaco di borca

Non solo, dal 1866, quando dopo l’Unità d’Italia il Veneto esce dal dominio austriaco, Bortolo è il primo sindaco di Borca, per diciotto anni e riesce ad espandere l’attività nelle varie vallate, spingendosi fino a Zoldo ed in Comelico. Dei 14 figli di Bortolo Perini, sono Giovanni (1856 - 1940) il primogenito, e Giuseppe Aristide (1863-1926) a proseguire l’attività ed a incrementarla. Anche Giovanni, che si era laureato a Lubiana in economia aziendale, fu sindaco di Borca per 15 anni, nei primi del ’900. Poi si sposò in tarda età, a 61 anni (1917) con Serafina Da Col di Cibiana, che di anni ne aveva 20 anni. Nacquero così due figli, Bortolo (1918 - 2001), che è stato il marito di Giulia, la protagonista della nostra storia, e Ernesto (1921-2007). Inoltre Giovanni, insieme a sei soci di Pieve, Calalzo, Domegge, Cortina e di Lienz a fine ’800 costruisce il Grande Hotel Misurina, adesso sanatorio e scuola per bambini asmatici.

la regina margherita

«È stato proprio in questo albergo di famiglia – ricostruisce Giulia Perini – che la regina Margherita, quando Umberto I fu ucciso nel 1900, venne a trascorrere il primo periodo di vedovanza per 24 giorni in agosto. Pensi che conserviamo ancora il documento da cui si evince che la regina ed il suo seguito spesero 13.300 lire, una cifra ragguardevole se si pensa che in tutto l’esercizio di quell’anno gli incassi assommarono a 27.000 lire».

Il negozio venne poi chiuso nel giugno del 1918, dopo Caporetto. Nonno Giovanni e suo fratello Aristide avevano investito i loro risparmi, già a fine ’800, comprando 60 ettari di terreni a Conegliano, fra Manzana e San Vendemmiano, e diventando vignaioli. «Mio marito Bortolo – racconta Giulia – aveva studiato legge, gli mancava solo un esame e la tesi, ma poi la deportazione lo ha bloccato. Si è dedicato alle campagne. Suo fratello Ernesto è stato perito agrario nonché titolare, con il figlio Giovanni della Cantina San Giovanni a Manzana, ora gestita dalla nuora Bernardette e dai figli Paola ed Alberto».

Oggi la casa fa rivivere questa bella storia, una sorta di museo familiare dove Giulia trascorre molta parte dell’anno con i figli Giuseppe Aristide e Giuliano: il primo è enotecnico, si occupa dell’azienda vinicola di famiglia; il secondo è ingegnere ed ha due figli, Caterina e Giovanni Battista.

Una famiglia e tre Papi Fra i ricordi più cari di Giulia Perini c’è una foto con sua mamma Emma Bareato (1885-1989) e Papa Giovanni Paolo II. «Siamo stati in udienza privata in Vaticano – ricorda – su presentazione di Angelo Gugel, cameriere privato del Papa, e di don Stanislao Dziwisz, segretario particolare di Sua Santità. Era il lunedì di Pasqua del 1987. Conoscevamo Gugel da quando era segretario del Cardinale Luciani, poi Papa Giovanni Paolo I. In udienza – prosegue – la mamma, che aveva 102 anni, ha raccontato di essere stata cresimata da Papa Sarto, quando era Patriarca a Venezia». E l’anno successivo, a Lorenzago, Giulia e la madre hanno portato a Giovanni Paolo II una tovaglia all’uncinetto per l’altare e sei bottiglie del cabernet di nostra produzione, “perché sapevo che al Papa piaceva il vino rosso». —



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