Trento investe sette milioni sul Fedaia

ROCCA PIETORE. Una strada sempre chiusa durante l’inverno. Parliamo del passo Fedaia, la strada che unisce il Veneto al Trentino, il comune di Rocca Pietore a quello di Canazei. Da anni albergatori e lavoratori chiedono, invano, la realizzazione di un paravalanghe o di una galleria nella zona del lungolago, quella maggiormente sottoposta al pericolo valanghe. E anche quest’anno il problema è tornato prepotentemente d’attualità, con i gestori del rifugio Passo Fedaia che sono rimasti intrappolati nel proprio locale per svariati giorni: quattro durante la bufera di Santo Stefano, un paio nei giorni dell’Epifania e altrettanti la scorsa settimana: «Sono cinque anni che lavoro qui sul Fedaia e la storia puntualmente si ripete. Quest’anno, poi, l’emergenza è giunta al top, visto che siamo rimasti letteralmente intrappolati nel nostro rifugio. Ma noi qui abbiamo i nostri bambini, abbiamo degli ospiti: se qualcuno avesse bisogno di cure sanitarie, cosa dovremmo fare? Fino a quando non ci scappa il morto, qui non cambia nulla», dice il gestore Giorgio Da Pian.
Qualcosa, comunque, sembra muoversi. La Provincia di Trento ha messo sul piatto 7 milioni di euro per intervenire sulla strada che da Canazei porta al Fedaia, un intervento che però potrebbe non migliorerà la situazione. Ne è convinto Aurelio Soraruf, titolare e gestore del rifugio Castiglioni (presso la diga del passo Fedaia), che da troppi anni ormai conta le giornate di chiusura del passo e propone soluzioni: «Se la Provincia, come prevede il piano stralcio della mobilità per la valle di Fassa, intende finalmente intervenire sul passo, deve fare attenzione alle priorità ed evitare mosse sbagliate che possono vanificare gli investimenti». I dubbi di Soraruf riguardano in particolare gli interventi a valle del passo, lungo il versante trentino del Fedaia: la realizzazione di un “tomo” in località pian Trevisan è considerata inutile, perché in quella zona le valanghe precipitano per 1.500 metri e la protezione per essere efficace dovrebbe essere alta almeno una trentina di metri. Prevista anche la demolizione e la sostituzione del ponte de Peles, intervento molto costoso e importante, ma non urgente rispetto ad altre opere.
E allora quali sarebbero le opere urgenti e indispensabili? «Quelle nei punti che causano sempre la chiusura della strada, in particolare lungo il lago Fedaia, dove i tre paravalanghe attualmente esistenti non bastano a garantire la sicurezza» spiega Soraruf. E continua: «Mettere mano al tratto di strada che scende verso Canazei senza intervenire lungo il lago significa ritrovarsi con la strada chiusa alla prima nevicata di venti centimetri».
Soraruf fa inoltre notare che intervenire verso il confine con il Bellunese faciliterebbe anche rapporti migliori con la Regione Veneto. Ma non solo: «Lungo il tratto trentino sono stati installati i gazex, quindi se la Provincia intende sostenere le proprie scelte (utilizzando questi impianti per il distacco di valanghe) dovrebbe indirizzare i propri sforzi nel tratto di strada dove sono più necessari, cioè lungo il lago, dove non ci sono protezioni. Se l’assessore Gilmozzi ha per il Fedaia risorse per 7 milioni di euro, che non sono molti, dovrebbe concentrare i propri investimenti dove sono più necessari».
«Soraruf», spiega il consigliere provinciale e regionale ladino Beppe De Tomas, «sostiene che potremmo ottimizzare i costi per l’intervento a pian Trevisan, necessario per garantire uno sbocco verso Canazei a chi vive lungo la strada del Fedaia, e dirottare, poi, qualche milione per sistemare il lungo lago. Io non sono un tecnico, ma dico che se ciò fosse possibile, non dovrebbero esserci problemi. I soldi, infatti, fanno parte del piano stralcio della viabilità e per il momento hanno avuto solo una loro localizzazione. In poche parole, sono soldi che saranno investiti su quella strada. Come lo decideremo in un secondo momento».
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