Sciopero Lidl, buona l’adesione nel Bellunese
Quattro su cinque punti vendita chiusi in mattinata in provincia. I sindacati: «Inammissibile l’atteggiamento del gruppo tedesco che non vuole rinnovare il contratto integrativo scaduto nel 2021»

Buona l’adesione oggi, sabato 24 maggio, in provincia di Belluno allo sciopero nazionale del personale Lidl indetto unitariamente dalle sigle sindacali del commercio di Cgil, Cisl e Uil per la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto integrativo scaduto nel 2021.
Su cinque punti vendita presenti in provincia, almeno quattro hanno chiuso per la partecipazione alla manifestazione di protesta. Ponte nelle Alpi, Feltre e Calalzo sono rimasti chiusi, a Belluno l’apertura è arrivata solo alle 11 con l’arrivo di una dipendente per poi chiudere nel pomeriggio. A Sedico invece l’attività si è svolta regolarmente.
«Siamo qui», ha precisato Cristian Boscherini della Uiltucs Belluno, «perché vengono imposti ritmi di lavoro pesanti ai lavoratori senza però dare loro niente in cambio. Troviamo scandaloso che una azienda che ha un fatturato di 7 miliardi e un utile di 1,3 miliardi in un quinquennio non ritiene di dividere questa ricchezza con gli artefici di questo risultato, cioè i suoi dipendenti. L’azienda ha detto no a un premio di risultato, a un incremento in busta paga e ai buoni pasto».
«Dipendenti che sono costretti anche a fare le pulizie, perché Lidl non ha nemmeno una ditta che si occupi di questo servizio o non ha previsto personale specifico per questa mansione. Si è invece inventata una figura ibrida: addetti che fanno attività di vendita e al contempo di pulizia», aggiunge Stefano Bristot della Fisascat Cisl Belluno Treviso che ha sottolineato insieme ad Alberto Chiesura della Filcams Cgil «come l’azienda al tavolo per il rinnovo del contratto integrativo ha anche proposto una maggiorazione domenicale inferiore per i neo assunti. Una discriminazione inaccettabile, a cui come sindacati ci opponiamo fermamente chiedendo parità di trattamento tra tutti i lavoratori e le lavoratrici».
«Non possiamo permettere che ci siano lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, non accettiamo discriminazioni di alcun tipo, ma tutti devono avere parità di trattamento», ha concluso Boscherini ribadendo che «questo è solo l’inizio. Se non riceveremo risposte, la protesta continuerà».
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