Torrente Rai, al lavoro per la messa in sicurezza

PONTE NELLE ALPI
Il Genio civile di Belluno ha comunicato al Comune di Ponte nelle Alpi «di aver affidato allo Studio Api di Pedavena lo studio delle problematiche del fiume Rai e dei suoi affluenti al fine di dare supporto alla progettazione delle opere di messa in sicurezza del bacino. I tecnici incaricati potrebbero avere la necessità», prosegue la comunicazione, «di accedere ai fondi limitrofi all'area del fiume Rai per effettuare operazioni di rilievo».
Insomma ritornano di attualità le problematiche relative all’emissario del lago di Santa Croce, il fiumicello che fu realizzato per dare sicurezza in caso di piene del lago e che confluisce nel Piave in località Cadola. Fino alla metà del secolo XVIII il lago di Santa Croce non aveva infatti alcun emissario, ma la vicinanza del bosco del Cansiglio, da cui si traeva una grande quantità di legname da costruzione, spinse a scavare il torrente Rai. Il lago di Santa Croce è un lago naturale (il cui bacino è stato ampliato artificialmente negli anni trenta) situato in provincia di Belluno, i cui principali immissari sono il canale Cellina (che raccoglie le acque del fiume Piave a Soverzene) e il torrente Tesa. I problemi legati al fiumicello sono sostanzialmente due: la scarsa pendenza (tre metri di dislivello tra lago e Piave su una lunghezza di circa 8 chilometri) e il fatto che arbusti e ramaglie rallentano non poco il deflusso dell’acqua. La situazione attuale del comprensorio è dovuta, prevalentemente, all'azione dell'uomo sul bacino di Santa Croce per lo sfruttamento idroelettrico: sono dell'uomo il terrapieno di Bastia, che ha reso possibile l'innalzamento del livello del lago di oltre 10 metri, così come le opere di scarico che potrebbero immettere nella piana circa 500 metri cubi di acqua al secondo. Proprio come accadde nell'alluvione del 1966 che fu un evento eccezionale (un terzo delle piogge di un anno cadute in 36 ore). Nel 1989 fu redatto un primo progetto che prevedeva la difesa dell'argine destro del Rai. Nel 2006 ci fu un’esercitazione della Protezione civile per verificare se la macchina organizzativa, pronta ad attivarsi in caso di bisogno, fosse perfettamente a punto e verificare se ci fossero capacità, competenze ed esperienza per controllare un'eventuale esondazione del Rai e intervenire con efficienza ed efficacia per salvaguardare l'incolumità delle persone. L'esercitazione si è tenuta nel 40° anniversario dell'alluvione del 1966. Da allora (anche se lentamente) molta acqua è passata sul letto del Rai. I problemi idraulici relativi alla piana sono consistenti, anche perché i capannoni industriali e artigianali che sono sorti danno lavoro a circa duemila persone. Lo studio Api dovrebbe valutare a i costi e le ipotesi sulle modalità di gestione successiva. Ma i residenti della zona, piuttosto che studi, preferirebbero interventi immediati per dragare e regolare il flusso dell'emissario del lago di Santa Croce ed evitare, così, allagamenti di scantinati e possibili danni alle attività produttive in grado di mettere in seria difficoltà l'economia della zona. —
Paolo Baracetti
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