«Se non ci ascoltano il 14 agosto torneremo in strada»

PIEVE DI CADORE. «Se nei prossimi mesi non avremo novità positive, nella prossima manifestazione di agosto non saranno i sindaci a guidare il corteo, ma il popolo». All’indomani del grosso evento che ha visto protagoniste quasi 2 mila persone per la protesta contro i tagli alla montagna, e che ha avuto luogo domenica sul ponte Cadore, il sindaco di Pieve, Maria Antonia Ciotti, si dice soddisfatta. Ora però la speranza è che la manifestazione porti a qualcosa di concreto. Se così non sarà, si è già pronti a metterne in scena un’altra che è già fissata per il 14 agosto.
«Mi ha fatto piacere vedere che domenica erano presenti anche tanti giovani con bambini», aggiunge il primo cittadino, «significa che la gente vuole rimanere a vivere in montagna. E ho notato che, in primis, tra la popolazione è sentito il tema dell’ospedale».
E la Ciotti ricorda che Usl 1 ha perso 30 milioni di euro in tre anni perché la Regione Veneto non ha più erogato il differenziale per la montagna.
«I servizi sono stati tolti perché non ci sono soldi. La politica deve riprendere in mano la questione se vogliamo che la gente continui a restare in montagna».
L’auspicio della Ciotti è che a chi di dovere, Regione in primis, arrivi un messaggio: protagonista della manifestazione di domenica è stata la gente di montagna, che vuole essere trattata come la pianura ed è stufa di essere considerata di serie B.
Soddisfatto per la riuscita della manifestazione in termini numerici anche il primo cittadino di Calalzo, Luca De Carlo. A contrariarlo, però, ci sono stati alcuni aspetti: «Prima di tutto», dice, «avevamo precisato che la manifestazione non doveva avere nessuna bandiera o preferenza politica. Non abbiamo permesso ai sindacati di esporre le loro bandiere, anche se penso che fosse legittimo, visto che tutelano i lavoratori. E poi abbiamo visto invece altri movimenti esporre i loro cartelloni, approfittando della manifestazione, per diffondere i loro messaggi. Un atto di scortesia istituzionale. Saremmo stati più efficaci anche se fosse stata occupata una sola corsia, come previsto dall’organizzazione, avendo così la possibilità che le macchine ci passassero di fianco e leggessero i cartelli», commenta De Carlo; fiducioso però che si potrà essere più «puntuali» all’appuntamento di agosto.
E De Carlo non si stanca di ripeterlo: si manifesta per la salute, che mette al centro il cittadino, e non per la sanità, che è solo una parte. Parlando poi del punto nascite di Pieve afferma: «Se vogliamo che rimanga bisogna renderlo “attraente” e sicuro. Non è possibile avere un posto in cui è pericoloso partorire».
Presenti sul ponte Cadore anche il neo deputato Federico D’Incà del Movimento 5 Stelle, oltre ai consiglieri comunali di Belluno Sergio Marchese e Andrea Lunari e molti attivisti del M5S, del Cadore e anche di Belluno.
«La manifestazione deve essere il primo passo verso una presa di coscienza dei cittadini bellunesi dell'importanza di essere uniti nella richiesta della permanenza e del miglioramento dei servizi nelle nostre montagne», dichiara D’Incà, «ogni passo in questa direzione deve essere condiviso da tutti, senza bandiere di parte, in una lunga catena umana che vada oltre il ponte Cadore. Per questo motivo dobbiamo spingere verso nuove iniziative, fermare le nostre richieste appena oltre quel ponte vuol dire spegnere l’entusiasmo dei tanti giovani presenti domenica scorsa. Da un paio di giorni abbiamo finalmente capito che vi sono intelligenze ed idee nuove al servizio delle nostre montagne».
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