Rosy Bindi ricorda Aldo Moro «La sua morte fece comodo a tanti»

BELLUNO. «Quella di Moro è una vita che va letta alla luce della sua morte, come per tutti i martiri». Al teatro Comunale, ad introduzione dello spettacolo “Aldo Morto” di Daniele Timpano, in scena per la rassegna Historia del Tib, Rosy Bindi ricorda da testimone diretta il periodo del sequestro Moro e i lunghi momenti di angoscia e d’insicurezza vissuti dall’Italia intera durante i 54 giorni di prigionia. «All’epoca ero dottoranda all’Università con Vittorio Bachelet, che sarà ucciso due anni dopo sotto i miei occhi», spiega dal palco l’onorevole, «e tenevo lezione nella stessa aula e negli stessi giorni di Moro. Il giorno del rapimento sapevamo che non sarebbe venuto perché doveva presiedere all’insediamento del nuovo Governo, poi però giunse la notizia del rapimento e il nostro pensiero andò subito agli uomini della scorta che sapevamo già essere stati uccisi. Li conoscevamo tutti perché seguivano Moro anche in aula durante le sue lezioni».
Per Bindi l’assassinio di Moro non ha mandanti, «ma», sostiene, «sicuramente ha fatto comodo a molti, che lo hanno cavalcato per perseguire obiettivi differenti». L’onorevole, poi, si lascia andare a una considerazione sulle parti deviate dello Stato: «Penso di dire per la prima volta in pubblico che sicuramente se sono esistite parti deviate all’interno dello Stato è altrettanto certo che ci sono state parti deviate della mafia e del terrorismo legate a doppio filo con le istituzioni. Si sono fatti usare a vicenda in uno scenario ben più grande di loro che si inscriveva nelle dinamiche della guerra fredda e dei blocchi contrapposti di cui l’Italia era un punto centrale e pericoloso per entrambi». La ricetta democratica di Aldo Moro è, per Rosy Bindi, quel cambiamento che in molti all’epoca non volevano, un avvicinamento tra la parte laica e cattolica che con l’assassinio dello statista non vedrà la sua realizzazione e che «ancora oggi», continua l’onorevole, «si porta dietro lo choc di quegli anni che non si riesce a superare».
Parlando del recente risultato elettorale e del possibile scenario futuro del Pd, Bindi dice: «Renzi è stato ampiamente sconfitto in diverse occasioni negli ultimi confronti elettorali, penso che un leader dovrebbe trarne le conseguenze e lasciare spazio ad altri». Mentre, per quanto riguarda un possibile governo di alleanze, l’onorevole chiude con un sibillino: «Chissà cosa direbbe Moro…».
Lo spettacolo andato in scena dopo l’intervento di Bindi ha rappresentato la visione dei fatti registrata attraverso gli occhi del suo regista e interprete, Daniele Timpano, che all’epoca era troppo piccolo per ricordare e ha riproposto al pubblico con leggerezza e ironia le tante voci che hanno narrato la vicenda di Moro.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi