Quattro generazioni e una storia secolare ora il Bar Gelateria Centrale si rifà il look

BOTTEGHE
Nuovo look al Bar Gelateria Centrale di Forno. La quarta generazione, Mauro e Ruggero, rinverdisce la tradizione della famiglia Cercenà con un restyling del locale. «La ristrutturazione», dicono i due fratelli, «è stata predisposta per le nuove esigenze e per la varietà delle offerte. Ci eravamo accorti che in Val di Zoldo, in certi periodi dell’anno, arrivano tanti gruppi sia stranieri che italiani e il locale non era adeguato a ricevere questi flussi. Ecco allora la necessità di una modifica sostanziale».
Entrando nel locale, colpisce subito l’ampio spazio dedicato al retro banco, studiato in modo tale da permettere a più persone di lavorare senza intralci. L’arredamento è moderno e lineare, con la presenza del legno tipico dell’arredamento della montagna. La vetrata sul davanti è completamente apribile, per creare un tutt’uno con i tavoli dell’esterno e dare vita a un vero salottino dopo i lavori dell’arredo urbano della piazza. Un bel colpo d’occhio, un vero gioiellino.
Una storia secolare
Si parte con i bisnonni che nei primi anni del Novecento aprono una locanda, trasformata dopo qualche anno in bar-albergo con buoni riscontri. «Venivano i “signori” a trascorrere le ferie estive», spiegano i due fratelli, «ma anche tanti stranieri per scalare le Dolomiti, spinti dalla lettura del libro di John Ball, che aveva pernottata all’Albergo Cercenà. Si era trovato bene e aveva scritto delle note positive per i bisnonni. Quindi una buona “nomea” per il locale».
Questo fino al 1945, quando entrano in gioco i nonni Angelo e Adelina, che portano avanti il locale fino al 1970, con buoni riscontri, con il doloroso intermezzo del 1966 e la dolorosa alluvione che blocca ogni attività. Passata la buriana, il locale viene ristrutturato. Nel frattempo, Marcello, il papà di Mauro e Ruggero, lavora una decina di anni in Germania per acquisire l’esperienza necessaria a prendere in mano l’attività dei genitori. Cosa che avviene nel 1971: «Papà Marcello e mamma Pia prendono le redini del locale e si apre una nuova fase con il gelato artigianale protagonista. Passano gli anni, e anche noi iniziamo a frequentare il locale».
Dopo aver conseguito il diploma, Mauro frequenta vari corsi per gelatiere, vede il papà al lavoro, approfondisce le sue conoscenze sul gelato, fa un po’ di marketing ed entra a far parte del gruppo familiare. La stessa trafila la segue Ruggero. Intanto il lavoro aumenta e si rende necessaria una prima ristrutturazione per fare fronte alle nuove esigenze. Viene coniato il detto “Tutte le strade portano al Centrale”. Il tutto avviene nel 1981.
Con gli anni il testimone passa a Mauro e Ruggero, coadiuvati da mamma Pia. Il lavoro procede bene e nel 2010 si decide di effettuare dei lavori nel laboratorio dove viene preparato il gelato per aver più spazi. «Il lavoro non manca», mettono in evidenza Mauro e Ruggero, «però ci accorgiamo che si rende necessaria una radicale ristrutturazione del locale per predisporlo ai gruppi che arrivano numerosi e allo spazio dietro il banco. Ecco quindi i lavori che abbiamo inaugurato poco tempo fa».
Tante proposte
In primo luogo e non potrebbe essere altrimenti, c’è il gelato artigianale. «Siamo orgogliosi», puntualizza Mauro, «di applicare le regole degli antichi ricettari, sempre nel rispetto della qualità, basata sulle materie prime e sulla loro trasformazione, privilegiando i prodotti del territorio vedi latte ed uova. In estate vanno forte i gelati alla frutta fresca, mentre in inverno prevale la cremeria (vaniglia, nocciola, cioccolato). Naturalmente sono tanti i gusti del gelato da potere degustare. E tante le coppe che prepariamo. C’è l’imbarazzo della scelta». Non solo gelateria.
«Abbiamo incrementato», è la chiosa finale di Mauro e Ruggero, «la caffetteria con la preparazione (specie d’inverno) di tiramisù, strudel, torta catalana, foresta nera, Linzer ed altri. C’è a disposizione, anche, il salato con insalatone fresche, toast, piadine, panini, taglieri di affettato e quant’altro viene richiesto». —
Mario Agostini
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