Polo del latte veneto, Lattebusche capofila per tutelare la genuinità del prodotto

L’iniziativa coinvolge anche le coop Soligo e Latterie Vicentine e ha il favore della Regione: «Sistema unico di promozione»

Francesco Dal Mas

CESIOMAGGIORE

Il “Polo del latte veneto” per tutelare genuinità e tipicità, contrastando l’assalto dei grandi gruppi privati, soprattutto francesi.

«Ne parlavamo già prima della pandemia – ammette Lorenzo Brugnera, presidente della Latteria Soligo, che ieri ha tenuto l’assemblea -. Il Covid, con la crisi che ha aperto nel settore, ci ha dato ancora maggiore spinta. Non ci è permesso, a noi cooperative, restare quelli che siamo». Le cooperative sono, appunto, la Soligo, di Farra di Soligo, la Lattebusche di Cesiomaggiore e le Latterie Vicentine di Bressanvido (Vicenza). Garantiscono un fatturato annuo di circa 260 milioni di euro.

La realtà più grande è quella di Busche. Lavorano nell’insieme più di 3 milioni di quintali di latte, il 35% circa di quello veneto. L’Italia produce 110 milioni di quintali di latte, il 10% arriva appunto dalle stalle venete. Bastano questi dati per certificare l’opportunità di fare massa critica.

Quando? Il più presto possibile, a sentire la Regione, dal presidente Luca Zaia all’assessore Giuseppe Pan. Una interlocuzione, tra Belluno, Treviso e Vicenza è in corso da tempo.

«Sarebbe già di un’importanza strategica – ammette l’assessore Pan – arrivare ad un sistema unico di promozione dell’offerta veneta». Altrimenti? «Accade quanto abbiamo registrato nel corso del recente lockdown, quando nella grande distribuzione abbiamo registrato l’invasione di prodotti che non erano all’altezza».

«Sì, basta con questo mercato sleale – protesta Augusto Guerriero, presidente di LatteBusche. – È una vergogna quello che abbiamo trovato in tanti scaffali: prodotti, soprattutto freschi, confezionati con chissà quale latte, arrivato da chissà dove. E chissà a quale prezzo».

Guerriero ammette chiaro e tondo che “il mio sogno” è la costituzione del Polo del latte. L’argomento sarà affrontato nell’assemblea dei soci in programma il 10 luglio.

Quindi l’aggregazione delle tre centrali cooperative. «Sì, ne abbiamo parlato – afferma con cautela – ma il percorso decisionale è ancora lungo. Ed elaborato. Dobbiamo anzitutto convincere i nostri allevatori che da soli non si va da nessuna parte».

Il presidente di LatteBusche addita come modello la fusione Luxottica. Quando Leonardo Del Vecchio ha verificato come poteva meglio competere sul mercato, ricorda Guerriero, si è alleato con Essilor. «E oggi la corazzata dell’occhiale è diventata invincibile», chiosa.

Sarà immaginabile anche una corazzata veneta del latte? «Decideranno gli interlocutori come procedere, una volta compiuto il passo dell’offerta comune – risponde Pan -, ma l’itinerario pare ormai inevitabile».

Ecco il problema: gli allevatori non sono tutti convinti della necessaria alleanza. Brugnera lo sa bene e alla domanda sui rapporti con la cooperative di Busche risponde: «Perché mi vuol far parlare dell’amante?». Ecco, dunque, l’amante c’è. Ed esiste da almeno un anno. Anzi, un anno e mezzo.

È ancora nel gennaio 2019, infatti, che Lattebusche e Latteria di Soligo, hanno firmato per dare il via ad un piano industriale da 25 milioni di euro, imbastito insieme con il Ministero dello sviluppo economico, la Regione Veneto e Invitalia. E che purtroppo non si è realizzato perché inciampato in una incomprensibile burocrazia. «Manca la firma, a Roma, di un direttore generale, ma speriamo che arrivi nelle prossime settimane», sospira Guerriero. «Siamo stufi di aspettare».

Il piano punta a recuperare ulteriore efficienza e sostenibilità e a competere, sul fronte della qualità con i maggiori produttori. Mette a disposizione 10,2 milioni di agevolazioni pubbliche per lo sviluppo dalla società cooperativa Lattebusche e della Latteria di Soligo. Si tratta di un progetto quadriennale che investe nella riqualificazione di quattro dei cinque stabilimenti di Lattebusche (Busche, Sandrigo, Carmignano e Chioggia) e nel potenziamento della centrale di Farra di Soligo della Latteria di Soligo, nonché nella sede logistica di san Donà di Piave.

La Latteria di Soligo avvierà, inoltre, un percorso di ricerca volto ad aumentare la qualità e la conservabilità dei formaggi freschi, riutilizzando e valorizzando il siero che deriva dalla lavorazione dei formaggi.

Il programma di investimenti rafforzerà la produttività delle due latterie e creerà 34 nuovi posti di lavoro. Il piano di investimenti prevede, nel dettaglio che la cooperativa Lattebusche (che conta circa 380 soci e gestisce 5 stabilimenti e 8 spazi aziendali) investa 15,5 milioni (di cui 6, 2 coperti da agevolazioni) nella sede di Busche realizzando un nuovo edificio direzionale, un magazzino per lo stoccaggio, spostando il depuratore all’esterno e installando nuovi impianti e macchinari». —

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