Montagner: il futuro per Auronzo si chiama Comelico

AURONZO. «L'importante è fare, non parlare. E fare presto». Paolo Montagner, presidente della piccola e media impresa di Confindustria Belluno Dolomiti, praticamente il 97% delle aziende della...
Di Stefano Vietina

AURONZO. «L'importante è fare, non parlare. E fare presto». Paolo Montagner, presidente della piccola e media impresa di Confindustria Belluno Dolomiti, praticamente il 97% delle aziende della provincia, non ha dubbi sulla bontà del progetto di collegamento sciistico fra Auronzo d il Comelico attraverso il passo di Sant'Antonio. «L'idea rilanciata da Aldo Corte Metto», spiega, «è molto interessante, io stesso ho avuto modo di parlarne con lui a più riprese. Ma se vogliamo che sia vincente, dobbiamo farla subito, senza indugio. Altrimenti si rischia di perdere un altro treno, forse l'ultimo».

Montagner è di Auronzo; la sua azienda, la Pai Cristal, ha sede a Domegge, ma in effetti è una multinazionale tascabile. Produce paste abrasive industriali, per lucidare dalla carrozzeria delle auto agli occhiali, per la finitura dei prodotti, e ha stabilimenti anche in Cina (a Shenzhen, nella provincia del Guangdong) e in India (New Delhi), oltre ad un ufficio a Hong Kong. «Franz Senfter», riprende Montagner, «sta facendo un'operazione fra Pusteria e Comelico che è da incorniciare, da grande imprenditore qual è. Se il Comelico saprà andargli dietro rapidamente, quella sarà la chiave dello sviluppo per tutta l'area. Ma intanto Auronzo le strutture ricettive le ha già e può “agganciarsi”, da subito, a questo treno che corre a gran velocità; ma può farlo meglio, se si darà vita a questo nuovo collegamento impiantistico. Ce la faremo? Dipende dalla prontezza con cui tutto il territorio saprà reagire».

Montagner sottolinea anche che è molto importante che siano i giovani a lanciare la proposta. «È giusto che si diano da fare e sono d'accordo che stare fermi oggi equivale a morire. Ma dobbiamo innestare una marcia più alta, andare e prendere i turisti, prima che altri se li portino via. Vado spesso in Cina per lavoro ed è impressionante il ritmo con cui laggiù crescono anche le piccole città. Non solo: un paio di anni fa all'aeroporto di Shenzhen, vicino a Honk Kong, si incontravano forse un centinaio di cinesi locali che si muovevano per turismo. Qualche giorno fa, nello stesso posto, ce n'erano migliaia in partenza. E si tratta di turisti nuovi, che non hanno particolari esigenze, ma che vogliono scoprire il mondo; e per noi è importante che scoprano Auronzo prima di Saint Moritz».

Insomma, la proposta di Paolo Montagner è chiara: «A questi nuovi turisti cinesi dobbiamo essere noi a proporre dieci giorni di vacanza in Veneto: due o tre giorni a Venezia, poi Padova, i Colli Euganei, Verona, Vicenza; ancora Cortina e due/tre giorni di sci in Cadore. A loro offriamo un paradiso, a noi garantiamo un futuro».

Ma chi dovrebbe prendere in mano il pallino del gioco e lanciare la sfida? “Secondo me, la Regione e i Consorzi turistici. Ma i tempi sono stretti perché anche i cinesi, ad esempio, stanno correndo. Basta pensare che cominciano a dedicarsi solo a prodotti ad alto valore tecnologico, il resto lo delocalizzano in Bangladesh o in altre aree più povere del mondo. E noi abbiamo invece, purtroppo, due grandi difetti; tempi di reazione troppo lenti e soprattutto scarsa conoscenza di quello che avviene nel mondo».

@vietinas

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