«Mio fratello, il prete che odora di pecore»

La sorella Anna racconta il privato di monsignor Marangoni. E lui ha detto: «Non vengo a conquistare un feudo»
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - ORDINAZIONE DI MONSIGNOR RENATO MARANGONI. LA ZIA
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - ORDINAZIONE DI MONSIGNOR RENATO MARANGONI. LA ZIA

BELLUNO. Chi è don Renato Marangoni, il nuovo vescovo? Basta questa risposta per svelarlo ai bellunesi. «Non vengo a conquistare un feudo» ha detto ai sacerdoti che gli chiedevano come e per dove voleva l'ingresso di domenica 24 aprile, se per la Feltrina, via Quero o Vas, o per il passo del Fadalto. Nessun ricevimento ai confini, nessuna cerimonia, solo un incontro con le istituzioni e le realtà socio economiche che perseguono il bene comune sulle Dolomiti - che lui chiama significativamente «servizio di giustizia e di misericordia». E poi la solenne, ma sobria concelebrazione in cattedrale, con 10 vescovi che l'accompagneranno ed il patriarca mons. Francesco Moraglia ad affidargli la diocesi, nella sua veste di metropolita.

Avete mai sentito di un vescovo che si fa da mangiare, che si fa la lavastoviglie e la lavatrice, che sa stirare, che fa footing, che va in bicicletta, che sale in montagna? Eccolo: don Renato Marangoni, appunto il nuovo pastore della diocesi di Belluno Feltre. Il "prete che odora di pecore", come lo definisce la sorella Anna, prendendo a prestito una definizione di Papa Francesco. Il vescovo che si è scelto per pastorale un semplicissimo bastone di legno, che porta inserita una croce: ma non d'argento, come si usa, ma anch'essa di legno, un piccolo frammento di un barcone di profughi, nel ricordo, fra gli altri, delle zie emigranti in Australia e in Argentina, un'altra, nel passato, in Svizzera, e come omaggio ai tanti bellunesi sparsi nel mondo.

«Renato è un vero pastore, che testimonia il Vangelo con la sua vita molto semplice, carica di umanità e di spiritualità». Anna Marangoni è sposata con Claudio Tonin. Suo marito fa l'operaio a Crespano, lei è impiegata alla casa di riposo. Hanno due figli che stravedono per lo zio. «L'ultima notte di Natale, Renato è salito a celebrare la messa sul monte Grappa. È partito a piedi, di sera, e i miei ragazzi l'hanno accompagnato. Circa tre ore di scarpinata, come mio fratello spesso fa, quando gli impegni gli permettono di tornare al paese». «Monte Grappa, tu sei la mia patria» dice la canzone. Don Renato ne ha fatto quasi una ragione di vita. Non si accontenta di sfidare la ripidità a piedi, ma anche col rampichino, e non per la strada asfaltata, ma lungo la mulattiera.

Nato a Crespano del Grappa nel 1958, Marangoni è stato ordinato sacerdote nel 1983, dall'agosto 2008 è vicario episcopale per l'apostolato dei laici. Dal 2003 è vice direttore dell'Istituto San Luca per la formazione permanente del clero. Tutti incarichi che ha ricoperto nella Diocesi di Padova. È stato vicario parrocchiale in diverse parrocchie della Diocesi di Padova e coordinatore dei collegi universitari cattolici per un quinquennio, dal 2001 al 2008 è stato delegato diocesano per la Pastorale famigliare e presidente della Commissione per la famiglia e contemporaneamente membro della Consulta nazionale della famiglia. Ultimamente era vicario diocesano per la pastorale.

«Caro don Renato, ti auguro di mantenere l'"odore della tua terra"», gli ha detto uno dei suoi più cari amici, il vescovo Giampiero Gloder, a capo dell'Accademia ecclesiastica che prepara i diplomatici del Vaticano, «Ti auguro poi di saper comunicare sempre l'"odore di Cristo", non tanto perché sai molto di Lui, ma perché sei "impregnato" di Lui. Ti auguro, infine, di avere l'"odore del tuo gregge", di essere "in mezzo" alla porzione del popolo di Dio di Belluno-Feltre che sei chiamato a servire, indicandole il cammino da percorrere, fasciando le sue ferite con l'olio della misericordia e valorizzando con gioia le sue ricchezze, ascoltando ciò che lo Spirito santo ti dice anche attraverso la fede della tua gente».

La sorella Anna assicura che il fratello è uno che sa ascoltare, solo dopo decide. È per questo che arriva a Belluno senza programmi preconfezionati. Uno stile di vita, di testimonianza, che trova il suo fondamento nel dna della famiglia Marangoni. Il padre morto ancora nel 1972, la madre l'anno scorso. Madre che don Renato ha assistito giorno e notte, accompagnandola alla morte. A Belluno vorrebbe vivere in comunità, con altri preti, anche se in vescovado, come ha fatto a Padova. D'altra parte è pienamente autonomo. Non sa farsi solo il caffè, ma anche ogni menù. Per la verità, preferisce la pasta, quella semplice, col pomodoro, ma si cimenta anche in altri piatti. E poi non lascia da sparecchiare, ma lavastoviglie e lavatrice sono strumenti che adopera ad occhi chiusi. E, se occorre, sa anche stirare.

Nuova evangelizzazione, attenzione alla famiglia e alle nuove generazioni, impegno per il bene comune. Queste le "priorità per il cammino pastorale" delineate dai vescovi del Triveneto a conclusione del Convegno di Aquileia della Chiesa del Nordest, nell'aprile 2012. Quell'assise ecclesiale è stata coordinata da mons. Marangoni. Sono le priorità pastorali che si darà anche ai piedi delle Dolomiti. Con la famiglia prima fra tutte. E già quattro anni fa don Renato con i vescovi, ben prima dunque dei recenti sinodi, consideravano con "preoccupazione" le «situazioni di convivenza che rinunciano a un legame matrimoniale», così come le “situazioni d'irregolarità, dovute alla rottura dei rapporti coniugali”, dalla quale emerge», dicevano, «l'attenzione alle nuove generazioni».

«Ci siamo, ci siamo» commenta soddisfatto mons. Giorgio Lise, uno di quelli che in diocesi conta. Da segretario del vescovo Ducoli ha organizzato i primi soggiorni di San Wojtyla a Lorenzago ed è stato vicepostulatore della causa di beatificazione di papa Luciani. «È proprio il pastore che ci attendiamo».

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