Matrigna violenta: chiesti tre anni

La procura vuole la condanna della donna, che ha abbandonato l’aula in lacrime
SEDICO. Tre anni alla matrigna. Il pubblico ministero Rossi ha chiesto la condanna di una donna che è a processo per maltrattamenti continuati e lesioni aggravate al figlio del suo nuovo convivente. L’avvocato di parte civile Casciarri ha sottolineato che era un problema di giustizia e non certo di risarcimento danni, prima che il difensore Ghimenton argomentasse la sua arringa fino ad arrivare alla richiesta di assoluzione, perché il fatto non sussiste.


L’imputata è uscita in lacrime dall’aula del tribunale, ma senza una sentenza: il giudice Scolozzi ha rinviato per eventuali repliche al 26 gennaio. Se la pubblica accusa prenderà la parola, potrà farlo anche la difesa, diversamente si arriverà subito alla sentenza.


Quando è stata sentita, la donna ha respinto tutti gli addebiti, eppure è accusata anche di minacce e gestacci. Secondo l’accusa non permetteva al figliastro di toccare il bambino avuto dal nuovo compagno, perché riteneva che i due non fossero fratelli e che lui non facesse parte della famiglia. I due non potevano giocare insieme. Accanto a queste umiliazioni ce n’erano anche delle altre. Capitava che il sempre più preoccupato bambino se la facesse addosso e questo diventava il pretesto per avvicinargli al viso le mutandine sporche o fargli indossare il pannolino del più piccolo. Quanto al menù del giorno, era matematicamente pasta con i broccoli, un pasto che non era per niente gradito, ma che se rifiutato veniva riproposto anche il giorno dopo.


I maltrattamenti diventano lesioni nell’episodio del 6 ottobre di quattro anni fa, quando la donna gli dette una spinta, facendogli fare il volo delle scale e mandandolo al pronto soccorso con un dito rotto: il certificato medico parla di frattura del pollice sinistro per una prognosi di almeno 15 giorni. Fu il nonno a portarlo al Pronto soccorso e a capire, una volta di più, che c’erano dei problemi.


Problemi sottolineati anche dalla maestra di scuola, che si era accorta di qualcosa che non funzionava e avrebbe denunciato di persona, se non l’avesse fatto un familiare.


Gigi Sosso


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