L'orso è tornato, le sue tracce in una pista
All'alba i tecnici della seggiovia San Marco hanno scoperto le orme del plantigrado

Tre immagini delle orme lasciate dall’orso sulla neve sopra San Vito: la scoperta del suo passaggio è avvenuta ieri mattina mentre i tecnici della ski area sanvitese stavano salendo in cima alla seggiovia
SAN VITO.
L'orso è tornato a San Vito e forse non se n'è neppure mai andato. La scoperta del passaggio dell'orso è avvenuta ieri mattina. I tecnici della ski area sanvitese stavano salendo in cima alla seggiovia San Marco con la motoslitta, quando hanno notato una striscia orizzontale di fango che attraversava la pista. Quando si sono avvicinati hanno visto le inconfondibili orme dell'orso, che non sarebbe il celebberimo Dino. L'animale deve essere uscito dal letargo pochi giorni fa e ora si è mosso. «Stavamo salendo in motoslitta», racconta Walter Zambon, responsabile degli Impianti Scoter, «come facciamo tutte le mattine per portare in cima alla seggiovia San Marco gli agenti e i macchinisti. Abbiamo subito notato una striscia orizzontale di fango e da lontano non capivamo cosa fosse. Quando ci siamo avvicinati non abbiamo più avuto dubbi. Di primo mattino con la neve gelida le impronte dell'orso erano ben riconoscibili». Le orme dicono che è arrivato da Costa, frazione sanvitese, e che si è diretto verso Borca. È la prima volta durante l'inverno che l'orso passa a San Vito dato che probabilmente si è appena svegliato dal letargo. Non tutti gli orsi vanno in letargo, ma la maggior parte sì. L'orso a San Vito ci era già stato. Nel maggio scorso aveva fatto razzia di miele nelle arnie di Pordon. A giugno poi alcuni automobilisti lo avevano rivisto sempre nella zona di Chiapuzza. Dopo si erano perse le tracce e in agosto c'erano state delle segnalazioni a Castellavazzo. Poi con l'arrivo del freddo non si è più sentito nulla. Ieri mattina appena si è diramata la notizia in tanti hanno pensato fosse uno scherzo di Carnevale ben riuscito. La certezza che si trattasse dell'orso oltre agli uomini della Impianti Scoter e del Corpo Forestale dello stato intervenuti subito, è arrivata dalla Polizia provinciale di Belluno. Dopo il ritrovamento gli agenti sono subito stati allertati e sono saliti a San Vito per i rilievi del caso. Oltre alle tracce che testimoniano il passaggio del mammifero, non è stato segnalato alcun danno a strutture o altre bestie, né è stato rinvenuto materiale biologico che renda possibile l'identificazione dell'animale. Dalla Palazzo Piloni ricordano che in questo periodo gli orsi sono appena usciti dal letargo e sono alla ricerca soprattutto di carcasse di animali morti durante l'inverno. «Non posso dire molto di più», dichiara Gianmaria Sommavilla, comandante della Polizia Provinciale, «abbiamo fatto i rilievi del caso e non abbiamo riscontrato danni». Ma secondo lei è possibile che queste impronte appartengano ad un orso che ha passato il letargo proprio a San Vito? «Se sapessi questo», risponde sorridendo, «da domani inizierei a giocare al Super Enalotto convinto di vincere. Gli orsi sono animali sempre in movimento. Sono capaci a percorrere anche 50 chilometri al giorno. Oggi la stessa bestia che ieri ha lasciato impronte a San Vito potrebbe essere ovunque. Ormai sulle Dolomiti sono anni che gli orsi girano. Noi se ci vengono segnalati facciamo i rilievi del caso. Gli orsi vanno e vengono, li cerchiamo, ma non è la nostra occupazione principale». L'orso quindi oggi potrebbe essere ovunque. E non si sa neppure che orso sia, dato che non sono stati rinvenuti né peli né escrementi che avrebbero potuto essere analizzati ed individuare l'orso. In allerta si sono messi i pochi allevatori rimasti in Cadore, in Ampezzo e nel bellunese. Non sono infatti passate nel dimenticatoio le immagini dell'orso chiamato Dino che aveva fatto razzia di pecore nell'altopiano di Asiago.
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