L’adunata nazionale degli alpini: solidarietà e orgoglio sulle strade di Trento

Uniti contro i sabotaggi: 600 mila penne nere di fronte a Mattarella

TRENTO. Si è chiusa, con 600 mila presenze, secondo i dati dell’Esercito, la 91esima adunata degli alpini di Trento. Non è riuscita ad eguagliare quella di Treviso dell’anno scorso, ma ci è andata vicina. È stata l’adunata, purtroppo, macchiata da sabotaggi, scritte ingiuriose, sassate ai negozi.

La risposta delle Penne nere è arrivata ieri sera, da due striscioni portati in sfilata dagli alpini di Feltre. «La nostra penna non conosce i confini e unisce i popoli». E ancora: «la nostra penna ha sempre scritto solidarietà». La risposta più ferma agli anarchici che hanno firmato le “provocazioni”, fino a definire gli alpini «assassini e stupratori». Ma Sebastiano Favero, trevigiano, presidente nazionale dell’Ana, vuol ricordare il raduno di Trento, quello del centenario della Grande guerra, come l’impegno solenne degli alpini verso la riconciliazione.

Ecco, infatti, che ieri è intervenuto anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che prima di assistere alla sfilata ha deposto una corona al mausoleo di Cesare Battisti e poi è sceso al cimitero monumentale di Trento per far memoria dei caduti austroungarici e di quelli italiani. Proprio qui ha incontrato, accanto agli alpini, anche alcuni Schutzen, che nelle settimane scorse avevano preso le distanze dall’appuntamento alpino. «Presidente, pensaci tu» è stato l’appello-incoraggiamento rivoltogli dallo speaker dell’adunata, «abbiamo grande fiducia nel presidente della Repubblica, che ci guida in un momento complicato per il Paese».



Mattarella, sulla tribuna, ha trovato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro uscente della Difesa, Roberta Pinotti, il Capo di stato Maggiore della Difesa, Claudio Graziano e numerose altre autorità. La sfilata, iniziata poco dopo le 9, si è conclusa verso le 21 con il passaggio della “stecca” fra i sindaci di Trento, Alessandro Andreatta e di Milano, Giuseppe Sala. All’arrivo del Capo dello Stato il cielo di Trento è stato attraversato dalle Frecce Tricolori.

Nel pomeriggio è arrivato il governatore del Veneto, Luca Zaia, che già in mattinata a San Donà di Piave, al raduno dei Bersaglieri, era stato durissimo con gli “attentatori” di Trento. «Scrivere “Alpini assassini” vuol dire essere dei delinquenti, non ci sono né se né ma» così il governatore, «questi non si possono giustificare, sono dei delinquenti perché gli alpini non vanno offesi. Per capire cosa sono le penne nere per noi veneti, basta pensare che la loro sfilata a Trento dura circa due ore e mezza. E sono due ore e mezza di esclusivo inno alla solidarietà». In effetti, i primi “veci” e “bocia” presentatisi sul parterre di Trento, hanno cominciato a sfilare poco dopo le 18 e sono andati avanti ben oltre le 20.30. Cinquanta minuti solo per i trevigiani.

Ieri, all’ultimo giorno di festa, nessun incidente, per fortuna. «Le forze dell’ordine» ha riferito Ugo Rossi, presidente della Provincia, «mi dicono che a compiere i sabotaggi sono state persone di noti ambienti e probabilmente sono note anche le persone stesse». Rossi, per la verità, ha aggiunto, a voce alta, ciò che in questi giorni hanno pensato numerosi alpini: «dovrebbero essere persone più controllate, come accade per gli stadi. Non si può mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini. Chi compie gesti del genere, senza senso, approfitta di ogni evento di rilevanza nazionale», quindi gli dovrebbe essere inflitto una specie di Daspo.

Il Capo dello Stato non ha parlato, ma il ministro Pinotti ha riferito che «il Presidente è stato colpito dal senso di comunità, da un popolo che si vuole bene». «Lo ha colpito» ha proseguito Pinotti, «questa invasione pacifica di così tanta gente, in una città tutto sommato contenuta e pure senza nessun problema, senza isterismi».

Un «pensiero speciale» lo ha rivolto anche Papa Francesco al Regina Coeli di ieri. «Incoraggio gli alpini» si è raccomandato, «ad essere testimoni di carità e operatori di pace, sull’esempio di Teresio Olivelli, alpino, difensore dei deboli, recentemente proclamato beato».

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