La storia della città rivive in via Rialto

Un restauro porta alla luce un affresco nascosto. Il sindaco: «È un atto d’amore per Belluno, ringraziamo i proprietari»
Di Valentina Voi

BELLUNO. Un affresco dimenticato torna a splendere dopo secoli. Si staglia luminoso al civico di 9 di via Rialto, sulla strada che da porta Dojona porta a via Mezzaterra. Proprio di fronte a palazzo Minerva, quasi un invito a far tornare a splendere insieme il cuore antico di Belluno.

È una storia di amore per la città quella che è stata raccontata ieri mattina da Lino Bertin, amministratore del palazzo medievale fresco di ristrutturazione. Insieme al direttore dei lavori Sebastiano Caro, al restauratore Antonio Da Ronch, al consulente della proprietà Lucio Talamini e al referente per la Sovraintendenza Luca Maioli i proprietari dello stabile, detenuto in buona parte dalla famiglia De Col dell’omonimo panificio al piano terra, hanno deciso di ridare vita ad un bene nascosto della città.

L’affresco è stato scoperto durante i lavori di ristrutturazione e si è immediatamente deciso di restaurarlo insieme ad un’iscrizione e a parte dell’intonaco originale. Un vero e proprio regalo alla città, e non certo economico. Si stima che il solo restauro della facciata del palazzo sia costato 20 o 30 mila euro in più rispetto all’importo originario dei lavori. Ma per Belluno questo e altro. Un gesto, hanno sottolineato le istituzioni durante la presentazione dei lavori di restauro, che non tutti avrebbero fatto.

Ora la storia della città si arricchisce di nuovi elementi. «L’idea di una Belluno povera dal punto di vista artistico si sta contraddicendo» spiega lo storico Marco Perale, «basta pensare a palazzo Nosadani a porta Rugo». Il restauro della facciata di via Rialto 9, continua Perale, ha portato a due scoperte interessanti per la storia della città. Il palazzo è medievale ma porta con sé i segni della storia e del gusto artistico cambiato nel tempo e testimoniato da interventi architettonici successivi. Dal punto di vista delle decorazioni parietali spicca l’affresco colorato che campeggia sulla parte sinistra della facciata, ben visibile dalla strada, e in cui è raffigurato Giovanni Carlo Savorgnan, un nobile friulano chiamato a svolgere il ruolo di rettore della città nel ’600. L’affresco, per la precisione, è datato 1644.

È unico nel suo genere: a Belluno non esistono altri affreschi dedicati a rettori in palazzi che non siano nobiliari. Tanto più che i proprietari del palazzo decisero di replicare l’omaggio 30 anni dopo, questa volta con un’epigrafe dedicata ad un altro rettore cittadino.

«Ringraziamo la proprietà che ha deciso di investire in questo restauro» spiega il sindaco Jacopo Massaro, «sappiamo che non è così semplice investire in centro storico. Lo considero un atto d’amore nei confronti della città e dimostra quanto Belluno sia ricca di piccole opere da valorizzare in un’ottica di vocazione turistica. Bisogna supportarle».

Impossibile non notare la differenza con palazzo Minerva, un bene settecentesco che è stato protagonista della storia antica e recente della città ma che da alcuni anni è inutilizzato. La proprietà del palazzo è privata e i costi per il recupero viaggiano su cifre milionarie. Ma la speranza non costa nulla. «Dispiace vederlo così» commenta il sindaco, «speriamo che questo restauro sia di esempio per chi lo vorrà emulare».

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