La procura indaga per disastro colposo
AURONZO. Disastro colposo o disgrazia. Due le ipotesi sulle quali stanno lavorando il Soccorso alpino della Guardia di finanza e il sostituto procuratore Roberta Gallego. Bisogna capire se sono stati i quattro scialpinisti a provocare la valanga della Val Fonda, che è costata la vita a Tiziano Favero e Daniele Costan Zovi, oppure se quella massa di neve con un fronte tra i 40 e i 70 metri, che ha camminato per almeno 150 lungo il pendio della Forcella del Cristallino, si è staccata spontaneamente.
Domenica il rischio valanghe era a quota 2, cioè moderato, ma si parla pur sempre di fuori pista, quindi, di neve non battuta e di conseguenza instabile. A parte questo, le procure di Belluno e Trento hanno già concesso il nulla osta alle sepolture, dopo l’ispezione cadaverica dei due scialpinisti. I funerali di Favero, il 44enne di Valle di Cadore che lavorava in un’azienda di minuterie per occhiali si faranno giovedì, alle 14.30, mentre quelli di Costan Zovi (il 29enne finanziere del Sagf originario di Calalzo) già domani, alle 14.30, alla stessa ora.
De Col è sempre ricoverato in condizioni critiche nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, dopo aver sofferto una pesante ipotermia, cioè la sua temperatura corporea è scesa pericolosamente sotto i 35 gradi. Infine, Bergamo non ha riportato conseguenze fisiche ed è stato proprio lui ad allertare i soccorsi, prima di finire sotto shock. Era partito per primo e questo l’ha aiutato, assieme alle due veloci diagonali, che gli hanno permesso di rimanere il più possibile a galla, nella neve. Poteva essere l’unico testimone, ma non ha visto nulla. E non ce ne erano altri con loro, anche se di appassionati ce n’erano parecchi in giro.
I quattro avevano affrontato il pendio forti della loro notevole esperienza, ma anche perfettamente attrezzati, dall’arva all’apparecchio di ricerca in valanga, dall’airbag alle pelli di foca. Allo stesso tempo, hanno accettato il rischio di provocare una valanga, muovendosi all’esterno delle piste tracciate. Favero aveva già rischiato la vita due anni fa, a Casera Razzo, quando morì Luciano Mazzier. Stavolta la neve si è portata via lui e Costan Zovi.
Gigi Sosso
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