In bici fino in Nepal, pedalando 10 mila km È la nuova avventura di Fausto De Poi

Partenza sabato 14 verso un paese che l’imbianchino conosce bene: nel 2015 ha lavorato alla ricostruziuone di una scuola

SOSPIROLO

Amore e sostegno per la popolazione del Nepal corrono su una linea immaginaria percorsa a ritmo di pedale. Fausto De Poi, sospirolese di 39 anni, partirà il 14 luglio in sella alla sua nuova bicicletta offerta da GR bike alla volta del Nepal, paese affascinante e ricco di spiritualità che già in passato, in occasione del disastroso terremoto del 2015, aveva rapito il cuore di Fausto.

Le persone e i paesaggi del piccolo stato abbarbicato ai piedi dell’Everest, dove per cinque mesi aveva lavorato come volontario alla ricostruzione di una scuola nel paesino di Waku nella regione del Solukhumbu, avevano cambiato per sempre la sua vita. «È stata un’esperienza fortissima per me», racconta Fausto, capelli ricci e una bontà d’animo autentica, «aiutare quella gente che non ha niente e non chiede niente mi ha segnato profondamente legandomi per sempre a quei luoghi».



Le due piccole ruote della bicicletta di Fausto dovranno farne di capriole per raggiungere le alture del Nepal: si troveranno davanti strade in condizioni sempre peggiori via via che si allontaneranno dall’Europa Centrale, avventurandosi in quella che era l’antica regione della Pannonia, per poi sfiorare il Mar Nero, attraversando la zona calda dell’Ucraina a ridosso della Crimea, toccare appena il Mar Caspio, entrare in Kazakistan e da lì prendere la rincorsa per la parte fisicamente più dura del viaggio, con la salita vertiginosa verso le alture che separano Kirghizistan e Cina, vero preludio a quello che sarà l’eccezionale gran premio della montagna che Fausto dovrà affrontare per arrivare fino alle pendici delle vette più alte della Terra e coronare così il suo sogno di riabbracciare la popolazione del Nepal dopo una tale avventura corsa a colpi di pedale. Oltre 10 mila chilometri da lasciare dietro di sé, con solo la forza delle proprie gambe a far avanzare, metro dopo metro, cinquanta chili circa di bagaglio dove far stare lo stretto necessario e una tenda da usare come riparo per le tante notti che si metteranno in mezzo tra partenza e arrivo.



Un’impresa non comune, che solo la spinta emotiva verso i colori e la gioia del Nepal potevano far passare in secondo piano, assieme al pensiero per l’acido lattico e la paura per i mille imprevisti che possono capitare in un viaggio così lungo. «Non ho paura», spiega sicuro Fausto, «ho smesso di averne un giorno, a Bali, quando immergendomi con le bombole rimasi impressionato della vastità e dal mistero dell’oceano. In quel momento ne avevo di paura. Poi ho visto nascere delle tartarughine su una spiaggia e le ho osservate correre verso la stessa vastità che a me aveva provocato così tanto squilibrio, le ho viste avventurarsi in quel mare con così tanta fiducia e allegria che sembrava che ridessero; mi sono sentito un microbo rispetto a quegli esserini. C’era intorno a me la luce del tramonto, ricordo benissimo di aver quasi pianto dall’emozione, da quel momento ho iniziato a guardare il mondo con occhi diversi: fiduciosi, allegri».



Fausto non è nuovo a imprese di viaggio particolarmente bizzarre, anche se quella di andare in bicicletta fino in Nepal le batte tutte. Dopo aver girato l’Africa in autostop, essere stato cinque mesi a oltre 2000 metri per ricostruire una scuola in Nepal quasi a mani nude, e aver girato il mondo in lungo e in largo, nel 2013, aveva attraversato il Canada in bicicletta con Alberto Dalla Corte. —



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