Il gelato veneto avrà un marchio registrato Bortolot: «La nostra è un’offerta di qualità»

Lo storico presidente Uniteis annuncia l’iniziativa portata avanti dalla Regione che sarà presente con uno stand alla Mig 

l’iniziativa

Un marchio registrato per il gelato veneto. A poche settimane dal ritorno in presenza della Mig, la Mostra internazionale del gelato a Longarone Fiere, i gelatieri bellunesi sposano la causa della tipicità territoriale, forti dell’appoggio del governatore Luca Zaia.

Ad annunciarlo è il decano dei gelatieri bellunesi emigrati in Germania Fausto Bortolot, già presidente di Uniteis, l’associazione dei gelatieri italiani in Germania, tornato nella sua Zoppé dopo aver girovagato in lungo ed in largo, sia in Italia che all’estero.

«Sull’onda di quanto ha deciso di fare recentemente il vicino Friuli Venezia Giulia anche il Veneto su iniziativa del suo governatore Luca Zaia ha deciso di promuovere il suo gelato, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo».

Già, perché il gelato veneto, racconta Bortolot, nasconde un piccolo grande “segreto”. Un dettaglio che nel tempo lo ha fatto diventare il miglior gelato del mondo.

«L’utilizzo dell’uovo ha rappresentato un segno di svolta nella produzione del gelato che fino a quel momento, parliamo dei primi del Novecento, era fatto esclusivamente di frutta e ghiaccio. Il primo gelato era un lontano parente della granita siciliana. Perché, è bene sottolinearlo, il gelato non è una nostra invenzione. Arrivò dal sud Italia su influenze arabe. Il merito dei gelatieri bellunesi e più in generale veneti fu quello di farlo conoscere ed apprezzare nel mondo. Il gelato di casa nostra divenne famoso grazie all’introduzione dell’uovo tra i suoi ingredienti. L’idea fu rivoluzionaria, frutto di una visione imprenditoriale di quelli che furono i nostri antenati. Il gelato veneto è conosciuto come un prodotto meno freddo e più cremoso, votato alla qualità. Il latte del resto era un prodotto di cui disponevamo noi quassù in montagna a differenza di altri luoghi».

Fausto Bortolot rappresenta un pezzo di storia per il piccolo paese di Zoppé che ha dato i natali a tanti gelatieri diventati famosi in terra di Germania.

«Sono emigrato nel 1955 vivendo tra la Ruhr e la Baviera», racconta, «ho avuto tre figli due dei quali hanno oggi una gelateria a Cochem, sulla Musella. La gran parte delle gelaterie in Germania hanno nomi che richiamano ai luoghi più conosciuti del Veneto: Cortina ad esempio, in onore delle Olimpiadi del 1956. In quegli anni furono tante le gelaterie in Germania che vennero chiamate Cortina. Ci sono altri nomi come Cadore o Dolomiti, c’è anche la gelateria Rialto. Il richiamo alle origini venete è forte ma nessuno chiamò la sua gelateria Veneto perché in Germania era una denominazione considerata poco caratterizzante».

Come è cambiato il processo di produzione del gelato in Germania dalla metà degli anni Cinquanta ad oggi? «Le gelaterie sono spuntate come funghi un po’ ovunque nel corso degli anni ma la gente continua a ricercare quella qualità che solo il nostro gelato sa offrire. Per questo motivo le gelaterie italiane rappresentano una garanzia. Il nostro gelato è difficile da emulare se non si hanno determinate conoscenze. Basta un’insegna in lingua italiana posta davanti ad una gelateria per attirare l’attenzione della gente. La gelateria in Germania è un luogo frequentato dalle famiglie. Il gelato è per tutti, apprezzato da adulti e bambini».

Come è cambiato il lavoro del gelatiere in Germania con l’avvento del Covid? «È cambiato il modo di acquistarlo, non di mangiarlo. L’asporto, introdotto in tempo di lockdown, rimane oggi molto apprezzato. Per venire incontro a questa esigenza molte gelaterie si sono dotate di un carrettino che va in giro di casa in casa a consegnare il gelato. Lo hanno fatto anche i miei figli Stefano e Dario a Cochem. I regolamenti Covid in Germania sono molto stringenti, non esiste più la possibilità di sedersi ai tavolini fuori dai locali».

Fausto Bortolot sarà presente alla Mig, all’interno dello stand della Regione per promuovere il gelato di casa in odore di denominazione Doc. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi