Il Comune intima la riduzione d'orario

Ma il gestore de "Il solito posto" protesta e ottiene appoggi
Una veduta esterna dello Ski Bar di Sappada
Una veduta esterna dello Ski Bar di Sappada
 
SAPPADA.
«Non si può fare turismo in queste condizioni». Così Salvatore Antonacci commenta la lettera ricevuta dal Comune con cui viene avvisato del procedimento di "riduzione di orario di chiusura serale". Il locale ("Il solito posto") di cui Antonucci è gestore fa serate musicali una volta alla settimana, più spesso in altissima stagione. Ora i vicini hanno fatto fare delle rilevazioni dall'Arpaf che testimonierebbero lo sforamento dei parametri-rumore. «Farò ricorso contro questo provvedimento nel quale emerge che di notte, in cucina, il 5 gennaio, con le finestre aperte, io sforerei la soglia di tolleranza acustica. In realtà, con le finestre chiuse, per gran parte del tempo sono sotto la soglia; e poi il grafico acustico dimostra che i picchi di rumore derivano dalla strada e non dal locale». Al di la del singolo episodio, Salvatore Antinucci (insieme a Francesco Collovati che gestisce il vicino Ski Bar) è preoccupato per la politica dei locali per i giovani. «E' evidente», dicono i due imprenditori, «che, se si vole fare turismo, bisogna offrire anche la possibilità di avere dei locali per i giovani. Puntare alla massima tranquillità dei parametri Arpaf non è la cosa più saggia da fare; ovviamente, se l'orario serale viene ridotto a mezzanotte, saremo costretti a chiudere alle otto o alle nove». I due imprenditori lamentano che Sappada di sta trasformando da meta famosa per i suoi locali a paese dal quale si fugge per andare magari a Santo Stefano dove il sabato sera «tremano i marciapiedi perché tutti i locali fanno musica a pieno ritmo». A dare manforte a due gestori è Vincenzo Giacobbi, ex gestore della discoteca Ober Joe. «A Sappada un tempo girava un sacco di gente; oggi, come genitore, porto i miei figli a Santo Stefano e poi li vado a riprendere». Insomma, niente più "movida" a Sappada, dove negli anni '80 arrivava invece gente anche dal Friuli. «Quello che chiediamo», dicono ancora Antinucci e Collovati, «è che ci sia una politica anche per i locali. Oggi stanno crescendo le feste private, dove non ci sono controlli e dove forse c'è più alcol che nei locali».

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