Gli edifici ampezzani schedati uno ad uno dagli studenti Iuav

CORTINA. Schedati uno per uno tutti gli edifici d'Ampezzo. Centoventi studenti dell'Università IUAV di Venezia, guidati dal professor Giorgio Nubar Gianighian, durante il fine settimana appena trascorso sono stati a Cortina per fare una ricognizione generale sugli edifici d'Ampezzo sui quali si sta incentrando la loro attenzione. Si tratta del primo passo di un progetto triennale che porterà (in collaborazione con la Consulta per il paesaggio di Cortina) ad uno studio approfondito del sistema urbanistico-edilizio.
Successivamente tutti i dati e gli studi raccolti saranno usati per la stesura del piano paesaggistico, come da direttive europee e regionali.
«Il programma del corso di restauro urbano del primo semestre», spiega il professor Gianighian, «che è stato preparato in collaborazione con l'assessorato all’Urbanistica del Comune di Cortina, intende collaborare alla redazione del Piano paesaggistico, ai sensi del vigente codice dei beni culturali e del paesaggio».
Come prima fase, i laureandi hanno eseguito un approfondito lavoro ricognitivo.
Sono venuti a Cortina e si sono dedicati a studiare il patrimonio edilizio nella sua interezza, schedandone l’epoca di costruzione, la tipologia edilizia col numero di piani e la forma del tetto, i materiali costitutivi dell’edificio, gli eventuali elementi aggiuntivi, gli spazi di pertinenza, evidenziandone la caratterizzazione paesaggistica, col rilievo degli orti, degli alberi da frutto, dei giardini e di eventuali recinzioni.
«Si è cercato», continua il professore, «di ampliare la panoramica della scala di valore degli edifici, oggi limitata all’architettura anonima ampezzana e a quella firmata da Edoardo Gellner, scoprendo che in valle esistono sia il liberty e sia il razionalismo, accanto all’architettura eclettica».
E' stata fatta una valutazione complessiva di ogni edificio, in base a stato di conservazione, alterazioni subite e rapporto col contesto. Durante il rilievo si sono annotati gli elementi superstiti del paesaggio agrario, quali i terrazzamenti e i muri di contenimento del suolo e di confine, le varie strade bianche e di servizio al bosco, la rete dei torrenti e dei ruscelli; tutto ciò per valutare l’efficienza del suo controllo durante le piogge eccezionali e il disgelo. Ogni informazione ora sarà inserita in un sistema informativo territoriale, a cui si sommeranno analisi a tavolino che consentiranno di seguire la scomparsa del prato e pascolo a favore dell’avanzata del bosco, le presenze dinamica delle frane e delle valanghe, la crescita degli alberi di recinzione a scala urbana, coi suoi effetti nel nascondere gli edifici in un bosco frammentato e privatizzato. Successivamente, in base alle ricerche compiute per redigere la tesi di laurea degli architetti Matteo Apollonio e Fabrizio Luchetti, e in cui sono state rivelate le persistenze del paesaggio agrario storico nella valle d’Ampezzo, sia edificato e sia allo scoperto, si sarà in grado di incrociarne i risultati con quelli del nuovo rilevamento, onde scoprire la dinamica trasformativa generale e individuare alcune regole per la conservazione, il miglioramento e la mitigazione del paesaggio culturale esistente.
«E' stato un fine settimana intenso ma certamente proficuo», spiega l'assessore all'Urbanistica Stefano Verocai, «con i laureandi è stata fatta una schedatura degli edifici; abbiamo fatto dei sopralluoghi anche su delle case storiche di Cadin di sotto, con l'assenso dei proprietari; è stato fatto un rilievo laser; abbiamo fatto usare ai giovani la “Ladinia map” per georeferenziare tutto il lavoro. Si tratta dell'inizio di un importantissimo lavoro che dovrà portare ad una semplificazione delle procedure di approvazione edilizia, nonché ad una riduzione dei vincoli ed al miglioramento della qualità ambientale e urbana».
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