Giordano Boni, una vita tra lancette e ingranaggi

BELLUNO
Quella di Giordano Boni, 73 anni a breve, è la storia di un predestinato. Una di quelle persone che con la professione che lo accompagnerà per tutta la vita ha avuto un legame forte fin da piccolo. Un legame che, grazie, al destino e alla famiglia, ha fatto nascere in lui una passione infinita e una professionalità artigiana speciale capace di resistere, oggi, anche ai più grandi colossi dell’e-commerce e di trasferire al figlio Giovanni le conoscenze fondamentali che permetteranno all’impresa di famiglia di continuare ad occuparsi del tempo e della bellezza dei bellunesi anche nelle future generazioni.
Partiamo dal principio, come nasce il suo grande amore per lancette e ingranaggi?
«Sono originario di Perarolo, dove, orfano, sono stato accolto in una famiglia che vantava già diversi orologiai nella sua storia. Sull’onda del passato, sono stato indirizzato fin da piccolo verso questo tipo di studi. Si può dire che sia stato un vero e proprio predestinato. Fin da bambino ricordo che mia madre mi portava delle sveglie rotte da riparare, in modo che cominciassi da subito a prendere mano con i meccanismi e il funzionamento degli orologi. Finite le elementari in Cadore, mi sposto a Feltre per frequentare le scuole medie, terminate le quali arriva il momento di scegliere l’indirizzo superiore».
La voglia di diventare orologiaio non era svanita nel frattempo?
«No, anzi. Mi trasferii a Milano per iscrivermi alla scuola di orologeria Cesare Correnti ma, vista l’impossibilità di pagarmi un alloggio, venni ospitato all’istituto dei Martinitt, dove solo pochi anni prima era passato il giovane Leonardo Del Vecchio. In questo modo potei specializzarmi e, successivamente, approfondire i miei studi in Svizzera, dove completai la mia formazione prima di avviarmi al lavoro».
Dove ha cominciato a lavorare?
«Un mio zio aveva un’orologeria a Cortina e, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, mi ha accolto per farmi fare esperienza. È stato un periodo molto importante per me, sia lavorativo che personale. In quel momento, infatti, ho conosciuto mia moglie, con la quale poco dopo mi sono trasferito a Belluno. Qui, dopo aver continuato a lavorare in un laboratorio creato in casa, è finalmente nata la mia attività. Tutto parte da una piccola bottega artigiana in via Garibaldi, che nella mia lunga storia è diventata punto di riferimento fino a subire i contraccolpi dell’evoluzione del commercio».
Cosa è cambiato negli anni al commercio e alla clientela bellunese?
«Siamo sempre stati specializzati nella revisione di orologi di alta gamma e nel restauro di pendole; col tempo, però, le ditte produttrici hanno smesso di fornire i pezzi di ricambio e la professione si è complicata. A questo va aggiunto l’arrivo dei centri commerciali e la vendita online che hanno decentralizzato i poli del commercio nelle città, facendo morire zone come via Garibaldi. Per questo motivo ci siamo spostati in viale Fantuzzi, dove ancora oggi continuiamo a fornire i nostri servizi storici, ai quali abbiamo affiancato quelli di gioielleria».
Anche suo figlio Giovanni ha seguito il mestiere di famiglia...
«Dal 1995 posso contare sulla sua collaborazione. Nato nel 1977, sta seguendo le mie orme: ha frequentato corsi di orologeria a Grenchen e Neuchatel, in Svizzera, dopo essersi specializzato nel disegno e nella costruzione di gioielli all’istituto d’arte di Vittorio Veneto. Con la gioielleria mio figlio ha completato l’offerta del negozio e questo ha anche dato nuova vita all’attività, perché le persone in questo settore cercano ancora un rapporto di fiducia che solo la vecchia bottega artigiana può garantire. Oggi le uniche attività commerciali che possono sopravvivere all’avvento di internet sono quelle che, assieme alla semplice vendita di un prodotto, possono garantire un’importante dose di competenza e di esperienza nel settore. Negli anni, assieme ad altri colleghi del territorio e all’associazione Artigiani, abbiamo dato vita all’associazione Orologiai della provincia di Belluno, che ci ha permesso di crescere in conoscenza e affidabilità con corsi di preparazione e approfondimenti utili per i clienti».
Qual è il futuro di un’attività che da oltre mezzo secolo si sviluppa sulla passione del suo fondatore?
«Poche realtà possono vantare un’esperienza così lunga e sono sicuro che con mio figlio la storia della gioielleria Boni continuerà e si evolverà ancora. Nel campo degli orologi, inoltre, siamo sempre più un punto di riferimento per gli appassionati, che consigliamo nell’acquisto del nuovo e dell’usato, è il bello di un settore così antico e ancora oggi così ricco di fascino». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi