Forgiatore e intagliatore a 79 anni Carlo Camozzato progetta nuove creazioni

L’artigiano originario del Basso Feltrino vive a Rimini ma soggiorna in Valle di Seren per respirare aria buona

QUERO VAS

Forgiatore, falegname e intagliatore meticoloso e prolifico, Carlo Camozzato è un maestro d’arte come pochi, come quasi non ce ne sono più. La sua storia è anche un po’ la storia dell’artigianato italiano del secolo scorso, intrecciata a triplo filo con il territorio bellunese.

Camozzato vive a Rimini ma ma è nato a Montebelluna nel 1941 da Romilda Bagatella, originaria di Quero. Nel corso della sua prima esperienza di lavoro all’estero condotta a Locarno, in Svizzera, è stato dipendente di Cesare Zampieri, originario di Sedico. Infine a causa di una rara patologia genetica sono dieci anni che viene a trascorrere le vacanze in valle di Seren del Grappa, per «riposare e respirare aria buona».

Camozzato non ha capito subito che avrebbe lavorato il ferro, né il rame o il legno. Ha iniziato a lavorare ad appena 11 anni per necessità, per prendere le distanze da un contesto familiare opprimente, finendo in un’officina di riparazione di trattori, quelli che «raccoglievano la ghiaia sul Piave».

Per diplomarsi come disegnatore progettista ha dovuto studiare ogni fine settimana libero e non appena è diventato maggiorenne è andato in Svizzera, dove grazie proprio a quel Zampieri è stato spinto a sperimentare, a tornire, fresare. Abile disegnatore, fin da subito è apparso come ottimo forgiatore e levigatore, tanto che nel corso di quasi settant’anni di attività ha dato vita a centinaia di opere d’ingegno, perlopiù regali, tra mobili e oggetti d’arredo.

Sposato dal 1963 con Serafina, che ha conosciuto in Svizzera, il maestro d’arte vive a Rimini praticamente da 50 anni, nonostante qualche parentesi lavorativa altrove. «Sono nato con le mani nell’olio e ho sempre resistito poco con la cravatta al collo», racconta ancora zampillante di energia creativa. «Ho sempre impiegato ogni momento libero per costruire qualcosa di nuovo, facendo piccoli voli da passerotto. Spero di riuscire a fare tutto quel che ho in mente».

Ogni suo lavoro è un pezzo unico, tranne forse una serie di una quindicina di attaccapanni, comunque diversi nei dettagli. Oggi Camozzato ha 79 anni e non c’è giorno in cui non metta piede nel suo minuscolo laboratorio in cantina, dove dal 2002 lavora però soltanto il legno. Molto di quel che ha realizzato è stato regalato ai quattro figli, ad altri parenti o alle persone più care, oppure è custodito in qualche magazzino, ancora con la speranza di poter trovare una collocazione più degna: «Ho chiesto alla Provincia di Rimini di regalarmi uno spazio per allestire un museo permanente del ferro battuto, ma non mi è mai stato concesso».

Nel corso della sua carriera avrebbe anche potuto insegnare, peccato però che quelle offerte siano sempre state ritirate perché trovato privo di titolo di laurea. Un paradosso, se si pensa che tutto quel che ha imparato è stato sul campo, al di là di studi e approfondimenti personali e molto accurati. Camozzato non vende, né ha mai partecipato a concorsi: «Sono troppo costosi, io costruisco per diletto». In tutta la sua vita ha partecipato solo a tre mostre, l’ultima nel 2003 a Montebelluna. E nell’arco di una vita non ha nemmeno mai ricevuto un premio a onor del suo talento. Soltanto lo stupore dei suoi ammiratori e la riconoscenza dei suoi sostenitori. —



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