Faccia a faccia con i lupi mentre va in Palantina: «È stata un’emozione»
L’esperienza di Nello De Min che ne ha visti cinque e due da vicino. Il sindaco Dal Borgo. «Saranno 25 gli esemplari nell’area alpagota»

ALPAGO. Lupi a Col Indes. In Alpago le abbondanti nevicate in quota e il lockdown favoriscono gli incontri ravvicinati con la fauna selvatica. Come è accaduto sabato mattina scorso (alle 8.30) a Nello De Min, di Lamosano. Con altri appassionati di sci alpinismo stava raggiungendo in auto le nevi della Palantina quando a Pian Grant è incappato in un branco di cinque lupi, riuscendo a immortalarne due in un video che sui social è diventato in breve virale.

«Un incontro emozionante», ha raccontato il fortunato sciatore, «tre di loro hanno attraversato subito la strada salendo dai prati sottostanti di Col Indes e sono entrati nella foresta, mentre gli altri due si sono affiancati alla staccionata permettendomi di seguire per un po’ la loro corsa tranquilla sulla neve. Poco dopo mi sono fermato consentendo loro di attraversare il tracciato stradale coperto di neve e di unirsi agli altri». Una magnifica giornata di sole e tantissima neve hanno permesso di riprendere gli animali in maniera nitida, come appare nel video messo in rete.
«Sono incontri che non capitano tutti i giorni», ha detto De Min, «e comunque mi ritengo fortunato in questo senso. Sei anni fa, in autunno, mentre tracciavo un percorso della Transcavallo con un mio collega, in una zona boscosa che scende da Cima Vacche, abbiamo incontrato un orso. Aveva messo fuori la testa e il busto da un rialzo cespuglioso appena sopra di noi e ci guardava. Per la sorpresa in un primo momento ce la siamo data a gambe. Poco dopo siamo tornati indietro a vedere se fosse ancora là ma lui se n’era già andato per i fatti suoi».
Il sindaco di Chies, Gianluca Dal Borgo, sottolinea che fino a tre anni il lupo in Alpago non c’era e stima in base a dati non ufficiali che tra Chies e il Cansiglio ora si aggirino circa 25 esemplari. «Non sono molti contrariamente a ciò che alcuni dicono, ma si avvicinano sempre di più ai paesi. Sul percorso da Lamosano a Chies e tra Chies e Tambre si possono vedere anche a mezzogiorno». «Se per l’uomo è difficile che rappresentino un vero pericolo e sono un aspetto affascinante della naturalità dei nostri luoghi», sostiene inoltre Dal Borgo, «le predazioni soprattutto di ovini, ma anche di altre specie di allevamento, rappresentano un vero problema per i nostri allevatori e produttori. Lo scorso anno sono state denunciate circa 160 predazioni nella conca alpagota, ed è chiaro quindi che questo problema esiste e dev’essere gestito da chi di dovere, cioè dagli organi e le istituzioni competenti, affrontandolo in maniera efficace e non lasciando soli gli allevatori che creano economia locale e che sono gli artefici della cura e della manutenzione del nostro territorio». —
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