E' un moldavo l'aggressore di Dzinovic

Ha 22 anni, è stato denunciato a piede libero, aveva lavorato a più riprese nello stesso locale gestito dalla vittima

CORTINA. Mihail Burlac, classe 1991, è il ragazzo che nella notte tra il 15 e il 16 giugno ha aggredito e derubato Damir Dzinovic, uno dei due soci del ristorante pizzeria “Il Portico” di Valle.

Il giovane, moldavo, regolarmente presente in Italia, aveva lavorato come cameriere in quello stesso locale gestito da Dzinovic prima con un contratto a tempo determinato e poi con uno a chiamata: conosceva dunque molto bene i gestori del locale e le loro abitudini; era comunque in cerca di soldi, sebbene avesse spesso lavori saltuari da svolgere.

La notte del 16 giugno, all'una e quaranta, mentre Dzinovic rientrava a casa, a Valle, venne aggredito da uno sconosciuto, con volto coperto, che lo rapinò di mille euro, lasciandolo seriamente ferito, colpendolo a più riprese con un oggetto metallico.

I carabinieri arrivarono sul posto immediatamente e iniziarono le indagini a tappeto su tutto il territorio, senza tralasciare nessun dettaglio.

L'operazione, denominata “Portico”, è stata illustrata ieri mattina al Comando della Compagnia di Cortina dal capitano Eugenio Fatone e dai responsabili dei diversi nuclei operativi che hanno partecipato all'indagine stessa.

«L'attività di indagine», ha spiegato Fatone, «è stata portata avanti dal Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Cortina e dalla stazione di Pieve di Cadore, in collaborazione per alcuni aspetti tecnici con il nucleo investigativo del comando provinciale, d'intesa con il procuratore Roberta Gallego».

L'indagine, grazie alla testimonianza spontanea di alcuni cittadini che avevano visto un uomo in bicicletta allontanarsi dalla zona dei fatti più o meno all’ora dell’aggressione, e che hanno comunicato quanto visto ai Carabinieri, ha portato alla fine a capire chi poteva essere l'aggressore.

Sul posto dell'aggressione erano state rinvenute tracce di sangue e dei pezzi dell'arnese metallico utilizzato da Burlac per aggredire Dzinovic.

I Carabinieri hanno capito di che arnese si trattava, ossia di una chiave a cricchetto.

«Durante il breve ed inteso periodo di indagini», spiega il luogotenente Massimo Caltana, «fondamentale è stata la riservatezza. Nè i soggetti che hanno parlato spontaneamente, né il meccanico che ci ha aiutati a capire quale fosse l'arnese usato per l'aggressione e né la stampa hanno dato notizie delle investigazioni in atto. Burlac non sospettava nulla, tanto è vero che, come di consueto, è andato anche a Pesaro dal padre; e lì lo hanno tenuto sotto controllo i colleghi».

Rientrato in Cadore, i Carabinieri hanno perquisito la casa di Burlac in cerca della bicicletta, della chiave metallica e di altre prove, dei vestiti utilizzati. Durante la perquisizioni gli agenti hanno rinvenuto le scarpe sporche di sangue che ora sono sotto analisi, il berretto e la bandana indossata per camuffarsi; e alla fine Burlac ha confessato anche che la chiave era stata gettata nel lago, ma che a casa sua aveva la cassetta degli attrezzi dove mancava un'unica chiave a cricchetto. La bicicletta invece era stata in parte smontata, forse per depistare gli inquirenti. Burac ha confessato di aver aggredito Dzianovic al solo scopo di rapina. Il giovane, incensurato, probabilmente si è intimorito alle grida del gestore del “Portico” e così lo ha picchiato. Il giovane è stato denunciato per rapina aggravata ma non è in stato di detenzione: è stato infatti lasciato a piede libero.

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