È morto D’Alessio Con lui se ne va un pezzo di storia

Il PERSONAGGIO
Per tutti era «il mut da Mel». Più di qualcuno non sapeva che si chiamasse Giovanni D’Alessio. Ma quelli che lo conoscevano non possono che essere dispiaciuti per la sua scomparsa. Qualcuno magari rimarrà sorpreso del fatto che aveva 83 anni, perché fino a quando non è diventato ospite della Casa di Soggiorno di Trichiana non li dimostrava. Sembrava quasi più vecchia la sua Ape Piaggio verde, che lo portava dappertutto. Non solo per una vita di lavoro, tra la Zanussi e la Ceramica Dolomite, ma anche in giro per gli stadi e i palasport della regione.
La sua fede calcistica per il Milan era storica e incrollabile. Memorabile dev’essere stata la sua serata del 24 maggio 1989: finale di Coppa dei Campioni, al Camp Nou di Barcellona e vittoria per 4-0 della squadra di Arrigo Sacchi con le doppiette di Gullit e Van Basten. Ma a livello locale altrettanto care gli erano la Zumellese, poi Ztll Sinistra Piave e la Pallavolo Belluno. Non si perdeva una partita della squadra del suo paese e, in tribuna, era impossibile non accorgersi di lui e non salutarlo.
D’Alessio era sordomuto, ma lo sentivano tutti anche in campo, quando si arrabbiava: «Un pezzo di storia di Mel», non esagera il direttore sportivo Floris Vedana, «al campo sportivo, c’era sempre e s’incavolava tantissimo quando qualcuno dei nostri giocatori passava indietro il pallone al portiere. Era qualcosa d’insopportabile e non mancava di farlo notare, naturalmente a modo suo. Spesso veniva anche fuori casa ed era un piacere vederlo al ristorante o direttamente al campo. Era una persona buona e perbene».
Di strada ne faceva tanta, per seguire le sue passioni e con il motociclo a tre ruote non poteva certo imboccare l’autostrada. Tutta normale, ma arrivava sempre, eccome se arrivava: «Quindici anni a Mel, alla guida delle squadre del settore giovanile e l’ho sempre visto allo stadio», garantisce il mister Giorgio Cibien, «ti leggeva il labiale, rispondendoti sempre a tono e dandoti anche dei suggerimenti. Mi ricordo che, a volte, si arrabbiava con l’arbitro o anche per i passaggi indietro, che davvero non poteva concepire».
Immancabile anche alle partite della Pallavolo Belluno, in tutte le categorie possibili. C’era qualche discussione con il gruppo di tifosi Panthers, perché il frastuono dei tamburi gli davano fastidio, ma poi tutto rientrava e amici come prima. Giovanni D’Alessio è morto venerdì, alla casa di riposo di Trichiana, dopo lunghe sofferenze e riposerà nel cimitero di Sedico. —
GIGI SOSSO
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