Don Cassol ucciso con una fucilata

Il parroco di Longarone, 52 anni, era ad Altamura, in Puglia, per un raduno spirituale
Don Francesco Cassol
Don Francesco Cassol
BARI.
C’è una comunità sotto choc, che piange, prega e si interroga. Quello che inizialmente sembrava un errore, forse un caso di omonimia, con le ore è diventato una certezza. Una terribile certezza. Don Francesco Cassol, parroco 52enne di Longarone è stato ucciso brutalmente. Ed è giallo.




Un giallo che sta impegnando gli investigatori baresi, mentre questa mattina sul suo corpo sarà eseguita l’autopsia, fissata per mezzogiorno al policlinico di Bari. Di certo, a uccidere don Francesco Cassol è stato un colpo di fucile all’addome sparato nella notte tra sabato e domenica a una distanza di venticinque metri. Le ipotesi si sprecano: nelle ultime ore la più accreditata dice si possa essere trattato di un grossolano errore. Un cacciatore di frodo avrebbe confuso il religioso che stava riposando all’interno del suo sacco a pelo per un cinghiale. Poi si sarebbe dileguato nella notte. Ma non si escludono anche altre piste.


Don Francesco, uno dei sacerdoti più conosciuti e amati della Diocesi, si trovava in Puglia da pochi giorni per trascorrere una settimana a contatto con la natura.

In gergo si chiama “Raid Goum”, quando “goum” in arabo significa tribù. Si tratta di percorsi spirituali, fatti di lunghe camminate, digiuni e meditazione. Don Francesco guidava un gruppo di venti giovani, anche stranieri, attraverso i paesaggi assolati della Murgia barese. Era una sua passione.


E’ sabato sera quando il gruppo decide di trascorrere la notte sotto le stelle nella zona di Pulo vicino a un casolare diroccato. Ognuno nel suo sacco a pelo, immerso nel proprio silenzio.


Ma è una calma apparente che viene squarciata verso la mezzanotte. Don Francesco è coricato nel suo sacco a pelo quando un proiettile gli trafigge l’addome. A quanto pare, il sacerdote stava dormendo su un lato.


Il suo corpo dissanguato e senza vita viene trovato alle sei del mattino. Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Pare invece di sì. Nel corso degli interrogatori qualche ragazzo avrebbe riferito di aver sentito un rumore sordo e poi il motore di una macchina che si stava allontanando.


Semplici rumori ai quali però nessuno nel dormiveglia avrebbe dato peso anche perché non ci sarebbe stato nessun urlo, nessuna richiesta di aiuto. Impossibile, in quel frangente, pensare a una cosa del genere. Non si esclude che il fucile dal quale è partito il proiettile fosse munito di silenziatore.


Sul posto, in aperta campagna, arrivano i carabinieri. Poco dopo il magistrato di turno. A parte il casolare diroccato non c’è nient’altro. Ci sono solo i segni del fuoco acceso la sera prima e i volti sconvolti dei ragazzi e le loro poche cose. Lo stretto necessario per sopravvivere.


La notizia dell’uccisione arriva nel Bellunese a tarda mattina. A dare le prime notizie è il televideo della Rai. La conferma da parte delle autorità giunge più tardi. A mezzogiorno i telegiornali parlano di un parroco del Bellunese. Il primo a dare il nome è il Tg3. Da quel momento non ci sono più dubbi.


Sconvolti i familiari. Don Francesco è il terzo di sei fratelli. I genitori sono anziani, ma ancora in buona salute. Il dolore si somma allo stupore. Lo stupore agli interrogativi.

I carabinieri intanto rinvengono il bossolo in una buca distante circa venticinque metri. Oggi, la sorella Maria Teresa e il fratello Michele raggiungeranno la Puglia. Con loro, il vicario don Luigi Del Favero e don Ivano Brambilla.


Agli interrogativi in queste ore si stanno accompagnando anche tante preghiere.

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