Disperso nell’inferno di Haiyan padre Vittorio Cavallaro è vivo

FELTRE. Un enorme sollievo. Padre Vittorio Cavallaro, che era tra i dispersi nelle Filippine colpite dal tifone Haiyan, è vivo. È sull’elenco delle persone salve. Lo ha confermato ieri mattina l'Unità di crisi del Ministero degli esteri con una telefonata a uno dei più cari amici del frate settantatreenne nativo del padovano, ma che in città è stato presenza attiva per anni al vecchio patronato dei padri Canossiani di via Luzzo, prima di partire missionario.
«Ho avuto comunicazione che sta bene, anche se non sono ancora riuscito a contattarlo direttamente visti i problemi che ci sono con le linee del telefono», annuncia Giuseppe Nilandi, che ha seguito in prima persona la vicenda e che con padre Cavallaro ha un rapporto personale, di amicizia oltre che di tramite nel tenere i contatti con chi vuole inviare soldi al frate che dopo aver guidato per dieci anni le attività al patronato di Feltre si è trasferito come missionario a Jipapad, una regione dell’isola di Samar nelle Filippine, tornando solo ogni tanto nella sua vecchia città per salutare i sostenitori delle sue iniziative. È rimasto lì per 35 anni e recentemente si è spostato a Borangan, sulla costa: «Ci sentiamo un paio di volte al mese», racconta Nilandi, che aveva sentito l'ultima volta padre Vittorio attraverso uno scambio di email mercoledì e giovedì scorsi.
«Siamo in attesa di un supertifone che passerà sopra Borongan con un vento da 250 chilometri all'ora e si muove a 30 chilometri orari e ha un diametro di 600 chilometri. Si calcola che resterà sopra di noi sei ore. Si prevede un disastro soprattutto per i poveri su queste capanne di paglia. Hanno già fatto evacuare tanti. Migliaia di case spariranno secondo le previsioni. Noi ci daremo alla preghiera. In questo momento il supertifone si trova sul mare a 660 chilometri di distanza da Borongan. Il centro del tifone passerà su Borongan domani alle 10 della mattina. Oggi 7 novembre pomeriggio il cielo è nero e piove a dirotto. Ci aspettiamo di restare senza luce per qualche giorno». Così scriveva padre Vittorio Cavallaro, 73 anni, prima dell'arrivo del tifone Haiyan. Il giorno precedente, mercoledì 6, aveva inviato un altro messaggio tramite email: «Ti scrivo perché domani non so cosa succederà. È in arrivo il supertifone Hayan o Yolanda. Lo aspettiamo con una potenza da 240 a 260 chilometri orari con la durata di non meno di sei ore. Arriverà domani pomeriggio. Sicuramente senza luce e la mia casa sicuramente una parte verrà portata via. Spero il tetto tenga. Era dal 1981 che non provavo un tifone così. Abbiamo vicino il mare. Però hanno costruito un muro di protezione. Tutto si schianterà li. Una preghiera perché non succeda niente di grave».
Nei giorni successivi le ricerche tramite l'ambasciata di Manila e la Farnesina non avevano avuto esito, fino a ieri. Sono state ore di incertezza nel tentativo di avere notizie che tenevano tutti in ansia. «Martedì ho ricevuto una telefonata dalla sede principale dei Canossiani a Verona da padre Gianluigi (che fino a qualche anno fa era direttore dei Canossiani di Feltre), il quale aveva appena parlato con il padre generale dell'ordine Giorgio Valente, che si trova in visita a Manila. Mi riferiva che erano riusciti a contattare tutti i loro missionari residenti nell’isola di Samar (Jipapad) ad eccezione di padre Vittorio, che risultava ancora disperso», racconta Nilandi. «Dopo essere andato in pensione, padre Vittorio si è spostato da Jipapad a Borongan, sulla costa dove continua a svolgere azioni di opera missionaria e si trovava lì quando è arrivato il tifone. Non dovrebbe essere stato colpito in pieno, ma ci sono problemi di allagamento». È stato fornito il suo il nominativo, le ricerche sono proseguite e ieri è arrivata la telefonata di sollievo dall'Unità di crisi del Ministero degli esteri: «Ho chiamato padre Gianluigi, che era in viaggio», prosegue Giuseppe Nilandi, «e gli ho dato la buona notizia».
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